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Ancelotti e il padrone del Gioco

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Povera e nuda · 2 Novembre 2019
Tags: NapoliAtalantaVarAncelottirigore

di Giancristiano Desiderio

Bei tempi quando c’era il moviolone di Aldo Biscardi. Le discussioni al bar dello sport erano infinite, furibonde, a volte degeneravano in dispute teologiche, ma nessuno credeva di avere la verità in tasca e la legge del campo concedeva a tutti la rivincita. Invece, il calcio al tempo della Var è diverso: ora non si discute più solo al bar dello sport ma anche ai vertici della Lega e il campionato rischia di essere addirittura falsato. Possibile? Sì, perché la moviola in campo invece di far chiarezza, aumenta la confusione. E lo fa con un particolare decisivo: mentre ai tempi del moviolone nessuno credeva di non poter sbagliare, ora ai tempi della Var si adottano decisioni pensando di aver eliminato l’errore. E’ come se la Var fosse Dio. Invece, il Gioco smentisce questa presunzione fatale.

Il caso della partita Napoli – Atalanta è esemplare. Il Napoli a quattro minuti dalla fine conduce 2 a 1, ma in un minuto accade l’impossibile. L’arbitro Giacomelli non concede alla squadra di casa il rigore, visibile a occhio nudo, per il fallo di Kjaer su Llorente e sul capovolgimento di fronte l’Atalanta pareggia con Ilicic. I giocatori protestano. Giacomelli espelle Ancelotti. Ma è un rimedio peggiore del male.

Infatti, le proteste, che mettono in discussione il giudizio arbitrale, al tempo della Var non sono più innocenti come un tempo. Ora i giocatori sanno che c’è chi – altri arbitri, la tecnologia, Dio – rivede le azioni di gioco e chiedono all’arbitro di verificare. E’ quanto accaduto l’altra sera. Sennonché, Giacomelli, che se avesse rivisto l’azione avrebbe forse dovuto annullare il gol all’Atalanta per concedere il rigore al Napoli, ha pensato di risolvere il problema con l’espulsione di Ancelotti. Proprio l’allenatore a fine gara dirà: “Giacomelli mi ha espulso quando gli ho chiesto perché non andava a rivedere le immagini, non ha deciso lui ma Banti che era al Var. Così però le partite sono decise dagli uomini in cabina”.

Eccoci al punto cruciale: chi è “Banti che era al Var”? Mentre tutti sono in campo – giocatori, arbitro, guardalinee, allenatori, pallone, perfino il pubblico – c’è chi è fuori dal campo e con il suo occhio indirizza il Gioco o crede di farlo. Le sue scelte, adottate dall’arbitro, non sono più semplici errori arbitrali bensì decisioni imposte da chi pensa di aver cancellato la possibilità di sbagliare. Una evidente assurdità anti-calcistica. I giocatori, infatti, accettano l’errore arbitrale se è parte del Gioco, mentre lo rifiutano se è la verità sbagliata che pretende essere il padrone del Gioco. Questa assurdità rischia di uccidere il calcio.

tratto dal Corriere del Mezzogiorno del 2 novembre 2019



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