di Giancristiano Desiderio
La legge “spazzacorrotti” spazzerà via il Movimento
dei figli delle stelle? Sarebbe davvero paradossale se una legge voluta dallo
sgraziato ministro di Grazia e Giustizia, Alfonso Bonafede, per arrestare i
corrotti arrestasse gli onesti incorruttibili del M5S. Ma non c’è poi tanto da
stupirsi perché, come disse una volta Vittorio Feltri con tono hegeliano, il
paradosso è la verità che fa le capriole. E di capitomboli nella storia della
rivoluzione all’italiana del Movimento del direttorio di Casaleggio – Grillo –
Di Maio ce ne sono, ormai, già tanti. La “questione romana”
dell’amministrazione grillina di Virginia Raggi, ad esempio, è solo una delle
tante capriole della verità che viene a galla e racconta una storiella così
palesemente fallimentare che l’arresto di Marcello De Vito non si può
declassare a isolata mela marcia perché non è il primo e unico arresto ma
l’ultimo di una serie di arresti.
Il primo a finire in galera fu Raffaele Marra, braccio
destro di Virginia. Venne poi la volta dell’arresto di Luca Lanzalone, altro
uomo di fiducia di Virginia. Come è possibile che un’amministrazione che ha
fatto dell’Onestà la sua guida politica, morale, ontologica, teologica conti
tutti questi arresti? Secondo l’ex assessore Paolo Berdini, che la stessa
Virginia volle all’Urbanistica, tutto ruota intorno al progetto dello Stadio a
Tor di Valle che la stessa Raggi prima non voleva ma poi accettò. Quando? “Dopo
essere stata commissariata dal M5S nazionale
- dice l’ex assessore Berdini in un’intervista al Corriere della Sera - la
Raggi sullo stadio cambia linea (…). Dal no secco si passa a mia insaputa al
sì, con le cubature addirittura aumentate rispetto a Marino. E me ne sono
andato”. Il teorema della mela marcia non regge. E’ la politica del M5S che è
corrotta ma - e qui è il punto - non penalmente, che è eventuale malaffare che
riguarda la magistratura, bensì politicamente che è affare che riguarda gli Italiani
che, purtroppo, per i loro comodi vanno dietro agli incantatori di serpenti e
ai ricercatori di capri espiatori.
A Luigi Di Maio piace molto ma proprio molto recitare
la parte dell’Incorruttibile. Come se fosse Robespierre. Ma anche Maximilien,
che usò la ghigliottina per tagliare la testa a Luigi XVI, finì per perdere la
testa sul patibolo. E volete che Di Maio, che porta anche il nome del sovrano
decollato, non riuscirà con la sua onestissima fallimentare politica
giustizialista a perdere la testa al modo in cui Martin per un punto perse la
cappa?
Il grosso guaio del M5S non è nei presunti corrotti
che vanno in galera ma negli Incorruttibili che, contro gli stessi fiaschi e fallimenti
del loro governo nazionale e locale, agitano il giustizialismo giustiziando su
due piedi indagati e arrestati ma, al contempo, per tenere su il governo
salvano il comodo e insieme scomodo alleato Matteo Salvini sottraendolo al
giudizio della magistratura. In questo modo il giustizialismo di governo, che
per pratica e per definizione non è arrestabile come ogni Casta che si rispetti,
finirà per abbattersi sullo stesso M5S in modo doppio: da un lato con la
“buonafede” della legge “spazzacorrotti” e dall’altro con la “malafede” della
legge della maga Alcina o dell’Onestà che appare bella e sensuale mentre è
vecchia, brutta e sdentata. Un po’, un bel po’, in fondo, come appare oggi
l’Italia.
tratto da nicolaporro.it del 24 marzo 2019