di Giancristiano Desiderio
I giovani, diceva Goethe, sono insopportabili. Come
dargli torto? Se ne guardava bene dal dargli torto Benedetto Croce e aggiungeva
che i giovani sono insopportabili e non devono dare fastidio ma imparare al più
presto a diventare adulti. Il problema del nostro tempo è proprio questo: si
diventa adulti, se lo si diventa, troppo tardi e il più delle volte così tardi
che si è pronti, ormai, per passare all’altro mondo. L’età breve, come la
chiamava Alvaro, è diventata un’età lunga ma così lunga che quando finisce la
gioventù non c’è più la maturità ma la cosiddetta “terza età” in cui l’adulto
ormai anziano rimpiange la sua giovinezza e fa di tutto per sentirsi ancora
giovane, perfino credere che sia arrivato il momento di fermare il cambiamento
climatico. Perché se si potrà arrestare il cambiamento del clima e acchiappare
le nuvole, allora, si potrà anche invertire il corso del tempo e riavere il
fiore della giovinezza e quella favola bella, o Ermione, che ieri mi illuse,
che oggi ti illude.
A ben vedere non solo i giovani sono insopportabili
con le loro pesantezze e gli astratti furori
- perché la leggerezza è una conquista dello spirito - ma ancor più insopportabili sono gli adulti
che li scimmiottano e che non sanno fare altro che dir loro sì e solo sì, accarezzandoli
per il verso del pelo con quella propaganda tipica della logica anti-educativa
dei regimi illiberali e totalitari. La “rivoluzione giovanile” - come la chiamava benissimo Salvatore
Valitutti - è la seconda riuscita
rivoluzione del mondo moderno (la prima è la rivoluzione della borghesia).
L’estetica e l’economia sono due scienze mondane che sono legate alla vita
sensibile e giovanile che ha come suo mezzo e suo fine il benessere. I giovani,
però, non sono una categoria o una classe sociale - “noi giovani!” - ma umanità in crescita e la formazione passa
inevitabilmente attraverso i conflitti, i contrasti, le cadute, i traumi, i
dolori che in una vita non anestetizzata ci saranno sempre, anche quando si sarà
realizzata finalmente la più sciocca delle frasi: “Voglio un mondo migliore”.
C’è qualcosa di insano e di inquinato nelle
manifestazioni giovanili che, con l’ausilio e la giustificazione politica del
mondo degli adulti, ciclicamente vengono a farci la morale per salvare Cielo e
Terra in nome di un inesistente sapere superiore capace di assicurarci
nientemeno che una natura e una storia pacificate con sé stesse, non solo senza
il male ma anche senza il maltempo. Il Novecento è stato il secolo terribile in
cui l’uomo ha nutrito l’incubo del governo totale della “natura umana” e i
risultati sappiamo quali sono stati: non la pace sociale ma la pace eterna dei
cimiteri. Ora la pericolosa sciocchezza del governo assoluto - un’idea subculturale e anti-scientifica
- ritorna non solo per governare la
“natura umana” ma, addirittura e nientedimeno, la Natura. E’ tipico dei giovani
sentirsi dei padreterni che giudicano irrazionalmente tutto e tutti attribuendo
colpe e cause giacché la giovinezza concepisce se stessa come eterna, ma gli
adulti che non sono in grado di mostrare come la storia umana non è il frutto
di un controllo totale bensì un sofferente lavoro in cui il progresso stesso
richiede ostacoli da conoscere e superare sono i nemici della libertà e degli
insopportabili giovani che sopportiamo solo perché giovani lo siamo stati
tutti, forse.
tratto da nicolaporro.it del 17 marzo 2019