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Il fantasma di Ancelotti

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Forche caudine · 14 Dicembre 2019
Tags: AncelottideLaurentisGattuso

di Giancristiano Desiderio

Ancelotti è stato un grande giocatore, è un ottimo allenatore ed un gran signore. Ma, soprattutto, si esonera un allenatore dopo una partita vinta 4 a 0 e una qualificazione in Europa? La partita successiva, con il nuovo allenatore che riconosce in Ancelotti un padre, il Napoli perde 2 a 1. Si sa come vanno queste cose: non puoi licenziare 24 giocatori e allora uno paga per tutti. Una logica spietata che è quella classica del capro espiatorio che, proprio perché spietata, andrebbe usata con cautela e, magari, ad averla, con eleganza. Invece, in un mese e mezzo a Napoli è successo di tutto, con i giocatori che si sono ribellati, con una sorta di ammutinamento, al presidente Aurelio de Laurentis che si era sostituito all’allenatore ordinando un ritiro forzato. Insomma, un manicomio nel quale Carletto Ancelotti ha cercato di lavorare con la solita professionalità pensando, forse: ma dove cavolo sono capitato?

In questi giorni ho letto tante stravaganze sull’esonero di Ancelotti. Ho letto di miseria e di nobiltà, di imperatori e di barbari. Ho ascoltato giudizi implacabili su Ancelotti che non avevo mai ascoltato settimane e mesi prima dove l’allenatore era chiamato Re Carlo. Ma le cose vanno così, che ci vuoi fare: quando sei sull’altare tutti ti onorano, quando sei nella polvere tutti ti criticano. Il solito servo encomio e il solito codardo oltraggio.

La sconfitta del Napoli con il Parma al San Paolo è l’esordio maledetto di Rino Gattuso. Un esordio choc anche peggiore rispetto a quello sulla panchina del Milan, quando il Benevento segnò a tempo scaduto nientemeno con un colpo di testa del portiere più bello e più pazzo del mondo. Un esordio peggiore perché Gattuso era visibilmente imbarazzato per essere proprio lui il sostituto di Ancelotti con il quale aveva avuto un rapporto filiale. Rino detto Ringhio ha un compito: riportare serenità mentale in un gruppo che sa molto bene che l’allenatore che è stato esonerato non era responsabile della situazione che gli stessi giocatori e il presidente avevano creato.

Ma il nuovo allenatore, proprio lui, si trova in una situazione di confusione passionale per il parricidio commesso, forse, senza stile. Certo, un parricidio è un parricidio, non è che puoi star lì a pensare come fare. Tuttavia, ora Gattuso, dopo la sconfitta in casa con il Parma, si ritrova a fare i conti con i suoi stessi sentimenti e sensi di colpa, proprio lui che dovrebbe trasmettere serenità agli altri. Il campo, che nel calcio è la vera cartina di tornasole, ha detto che il Parma ha vinto con intelligenza e dando l’impressione di non infierire. Lasciando il Napoli in uno stato confusionale peggiore di una settimana fa, quando su quella panchina c’era Ancelotti. A dimostrazione del fatto che la logica del capro espiatorio - uno solo paga per tutti e magari è anche innocente - è pericolosa anche per chi ne beneficia. E’ una specie di scommessa: se arrivano subito i risultati scatta la voglia di svoltare all’insegna di “scordiamoci il passato” ma se le cose vanno male e i risultati non arrivano, allora, il passato non passa e, anzi, è destinato a perseguitare chi ha cercato di sbarazzarsene mentendo a sé stesso.

Il Napoli si trova in questa condizione e il film del presidente de Laurentis è davvero una brutta commedia. Il fantasma di Ancelotti è davanti agli occhi di tutti: dei giocatori, del presidente e anche dell’ultimo arrivato. Le verità non-dette sono implacabili. Somigliano molto molto da vicino alla vendetta della spietata logica del capro espiatorio. Somigliano molto da vicino all’autogol.



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