di Giancristiano Desiderio
Per capire la politica italiana non è necessario usare
grandi concetti di filosofia della politica, basta il gioco dell’oca. Tutti
sanno come funziona questo antico gioco popolare: c’è un percorso, diviso in 63
caselle, che i giocatori devono percorrere lanciando ogni volta dei dadi, ma il
cammino va sia in avanti sia indietro. Così può accadere che giunti alla
casella 62 o sforando alla 64 si ritorni indietro fino alla casella di
partenza. Se passiamo dal gioco dell’oca alla scena politica italiana il
risultato non cambia. Del resto, il M5S
- tanto per fare un esempio calzante -
si era presentato come un movimento rivoluzionario, antipartitocratico,
antisistema ed è diventato reazionario, partitocratico, e talmente inserito nel
sistema da esserne diventato centrale. Oggi i grillini non solo governano (si
fa per dire) con il Pd che odiavano fino all’altra sera ma ritengono che sia
una buona cosa ritornare alla legge elettorale proporzionale. Vale a dire la
legge elettorale della Prima repubblica. Allora, lanciamo i dadi e mettiamoci
in cammino.
Siamo nella Prima repubblica, c’è la legge elettorale
proporzionale e il sistema dei partiti che Giuseppe Maranini chiamava
partitocrazia e Panfilo Gentile democrazia mafiosa. Gli italiani votano e
firmano una delega in bianco. Poi a formare il governo ed i governi ci pensano
i partiti che sono separati da quello che Ronkey chiamò il “fattore K” ma che
poi si adeguano alla cosa fino a diventare “consociativi” con l’esclusione
della destra. Il difetto di questo problema è nel principio di
irresponsabilità: i partiti fanno tutto e il contrario di tutto ma non ne
risponde mai realmente nessuno.
Altro lancio di dadi. Finisce il comunismo in Urss ma
in Italia c'è ancora il Pci, cade il Muro, arriva la Bufera di Tangentopoli, la
Lega ha Umberto Bossi, Mario Segni s’inventa un referendum sulla legge
elettorale e ne viene fuori una nuova legge di carattere maggioritario con un
residuo proporzionale: Giovanni Sartori la chiamò Mattarellum dal nome del
padre, attuale presidente della Repubblica. Il passaggio dal proporzionale al
maggioritario fu una vera rivoluzione, perfino maggiore della “rivoluzione
italiana” come Giorgio Bocca, sempre enfatico, chiamò Tangentopoli. Il passaggio
dal proporzionale al maggioritario fu sfruttato in modo esemplare da Silvio
Berlusconi che creò Forza Italia, “sdoganò” la destra, pose fine al più lungo
dopoguerra della storia italiana, superò l’arco costituzionale e fondò la
cosiddetta Seconda repubblica che avrebbe dovuto funzionare come una moderna
democrazia dell’Alternanza. Detto in due parole: dal principio di
irresponsabilità si passava al principio di responsabilità, gli elettori
facevano i governi e i partiti si limitavano a controllarne l’operato in
Parlamento.
Ancora un lancio di dadi. Le cose, però, non andarono
così lisce. Per funzionare la democrazia dell’Alternanza ha bisogno di una
reciproca legittimazione da parte delle due classi dirigenti politiche. Invece,
la sinistra, che divenne postcomunista solo dopo la fine del comunismo, iniziò
subito a usare l’arma dell’antifascismo e ciò che nacque fu la democrazia
dell’Altalena dove i due schieramenti si alternavano sì al governo con il
consenso popolare ma, a causa della reciproca demonizzazione, non combinavano
nulla di buono. Così accadde il peggio.
Ancora i dadi. Arrivarono i grillini che sembravano
davvero gli Hyksos: delusi, arrabbiati, sfaccendati, risentiti, manovrati via
social da Casaleggio e Grillo mandarono tutti affanculo. Il populismo cresceva
e ai grillini si aggiunse la Lega di Salvini che passò dalla secessione al
nazionalismo. Si creò una nuova lotta di classe: popolo contro élites. Nacquero
nuove parole d’ordine come sovranismo e si inneggiò alla democrazia diretta. Alle
elezioni del 2018 il leader grillino Luigi Di Maio dopo aver vinto le elezioni
annunciò: “Oggi nasce la Terza repubblica”. I populisti di destra e di sinistra
andarono al governo e con un contratto fecero il governo del Cambiamento. La
democrazia dell’Alternanza/Altalena non bastava più: era giunta l’ora della
democrazia diretta con cui i leaders politici diventavano la voce del popolo
che, è noto, è la voce di Dio. Insomma, apriti Cielo. I padreterni in Terra.
Ancora un colpo di dadi.
Cosa accade? Si arriva alla casella detta dello “scheletro” che dice: ritorna
alla casella numero 1. Così tutto si rovescia: i rivoluzionari son diventati
élite, gli antisistema si son sistemati nel sistema, dal maggioritario si pensa
di ritornare al proporzionale, e chi voleva la democrazia dei cittadini
restaura la partitocrazia. Così il gioco dell’oca ricomincia.
Ma in tutto
questa storia, riassunta saltando qualche casella, gli Italiani dove sono? Loro
lanciano i dadi e sperano che esca fuori il colpo risolutivo che mette tutto a
posto. Ma nella realtà il colpo di dadi perfetto che porta d’incanto alla
casella 63 non c’è mai. Alla fine gli Italiani, che hanno sempre rifiutato
tutte le riforme anti-stataliste e almeno un po' liberali, non sono innocenti e son destinati a far la
fine dell’oca.