di Luigi Ruscello
In un precedente intervento ho accennato al
fatto che il sistema fiscale adottato dai piemontesi fu esteso a tutto il
Regno, creando notevolissime differenze e svantaggiando del Mezzogiorno.
Come ci ricorda Giustino Fortunato, il
sistema delle entrate statali non nacque secondo un piano organico e in base a principi razionali, essendo
basato sull’urgente bisogno di sistemare le finanze statali. Cosicché non dobbiamo
meravigliarci se la situazione odierna è quella che è. Insomma, è fin dall’Unità
che viviamo nell’emergenza e col pericolo del default.
Il più grave difetto della politica fiscale adottata dal nuovo Stato,
però, fu sicuramente quello di penalizzare al massimo il Sud tanto che Einaudi,
all’inizio del Novecento, affermò che urgeva, con una legislazione speciale,
togliere il danno fatto da una legislazione generale, dovuta a persone che non
avevano mai vissuto nel Mezzogiorno. Si riferiva in particolare all’imposta sui
fabbricati, oltre che a quella sui terreni, poiché la sua struttura era tale da
danneggiare fortemente il Sud. Si era giunti al punto che su ogni mille abitanti
ve ne fossero soggetti solo 61 nella metà settentrionale; mentre, ben 151
nell’altra metà del Paese.
Comunque, il tutto era stato determinato dal
falso presupposto che si volevano esentare i fabbricati rurali. Ma per
fabbricati rurali si intendevano quelli isolati nelle campagne, cosicché erano considerati
tali soltanto quelli dell'alta e della media Italia sparsi per le campagne, non
quelli che nel Sud, per motivazioni diverse, come ad esempio la malaria, erano agglomerati
in centri necessariamente popolosi e, per ciò solo, detti e creduti urbani. Ed
è curioso notare come i tempi non siano mutati, in quanto, sempre Fortunato,
come se al governo vi fossero gli attuali gialloverdi, imputò quanto accaduto
all’ignoranza del legislatore.
È interessante notare, poi, che anche allora
si registrò un problema simile a quello più recente dell’ex Equitalia, in
dipendenza delle difficoltà incontrate nei pagamenti di imposte, così ingiuste
per il Sud.
Per gli aggi di riscossione, infatti, tutte
le regioni del Nord erano al disotto della media generale del regno e molto al
disopra delle regioni meridionali.
La povertà, insomma, invece di determinare
un'attenuazione, determinò un inasprimento e, di conseguenza, maggiori difficoltà
nei pagamenti e numerosissime procedure di esproprio. Ad esempio, in Basilicata,
che per popolazione rappresentava appena il ventunesimo dell'Italia
settentrionale, si raggiunse un numero di espropriati tre volte superiore.
Per concludere, infine, la maggiore evasione
fiscale si aveva al Nord, come oggi, perché il capitale e i profitti delle industrie hanno modo
di sfuggire, in tutto o in parte, alle imposte; i terreni e i fabbricati, no.