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Mezzanotte a Mezzogiorno

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Samnium · 17 Maggio 2019
Tags: Beneventoarcivescovomezzogiorno

di Luigi Ruscello

I vescovi della metropolia beneventana hanno indetto per il 24-25-26 giugno, il primo Forum degli Amministratori campani, da tenersi a Benevento. Ed è certamente encomiabile il tentativo della Chiesa di intervenire in un tessuto economico-sociale in lento, ma inesorabile disfacimento. Probabilmente il motivo di fondo, al di là dell’apprezzabile attivismo che mostra il nuovo Arcivescovo beneventano, è costituito dalla più approfondita conoscenza del fenomeno “povertà”, cioè della lunga e buia notte che stiamo attraversando.

Tuttavia, se dal punto di vista religioso, il gemellaggio delle povertà è un fatto positivo, da quello economico non lo è allo stesso modo, poiché l’unione di due o più debolezze non crea una forza. Non vorrei però che il forum segua la solita liturgia della caterva di tavoli, convegni et similia che, questi sì, si susseguono con impetuoso nullismo.
Tuttavia, il punto più interessante della lettera-documento del 13 scorso, intitolata “Mezzanotte del Mezzogiorno?”, mi sembra quello nel quale la riflessione vescovile indica che la lunghezza della notte dipende anche dalla disponibilità del popolo a intraprendere un percorso di conversione. Ed è qui che casca l’asino.

Siamo noi beneventani pronti ad intraprendere questo cammino?

Il cammino, che non si riferisce ovviamente ad una mera conversione religiosa, presuppone infatti un mutamento sostanziale nel pur banale agire quotidiano. In altri termini, la trasformazione da “sudditi” in “cittadini”. Ebbene, non mi sembra proprio che lo siamo. Basta osservare, con animo sgombro da qualsiasi pregiudizio, specie se ideologico, quanto sta accadendo nella campagna elettorale per la prossima consultazione europea e non solo.

Dal punto di vista strettamente economico, poi, il documento evidenzia talune negatività e potenzialità inespresse o in fieri. Le potenzialità inespresse si riferiscono in particolare al turismo; mentre, le negatività vengono individuate nella cosiddetta “fuga dei cervelli” e quelle in fieri nella mancanza di adeguate infrastrutture. È interessante notare, però, come il più che famoso TAC Napoli-Bari venga interpretato allo stesso modo della Confindustria. Quest’ultima, infatti, in uno studio presentato nel 2015 (p. 29), tra i pregi dell’opera indicava la possibilità di un travaso di popolazione dalla fascia costiera alle zone interne in virtù della riduzione dei tempi di percorrenza: «Si può rilevare, infatti, un potenziale sviluppo di residenti verso Benevento città o anche provincia, in provenienza dai comuni della fascia interna detta Napoli nord». Nella lettera-documento, infatti, così si legge: «l’alta velocità ferroviaria Napoli-Bari potrebbe invece offrire nuove possibilità anche per ripopolare aree depresse».

Il problema del ripopolamento, però, se affrontato in questo modo, rischia di fallire miseramente l’obiettivo dello sviluppo. Se da un lato è vero che i lavori della tratta Napoli-Benevento dovrebbero concludersi entro il 2021/2022, dall’altro e nella migliore delle ipotesi, il TAC Napoli-Bari vedrà la fine dei lavori nel 2026.
Tanto varrebbe farlo in modo più rapido e sicuro con una immigrazione senza freni.

Il vero obiettivo, dunque, anche per evitare la “fuga dei cervelli”, dovrebbe essere quello di ampliare la base produttiva provinciale e a questo fine, come atto propedeutico, si dovrebbe ripetere quanto fece all’inizio degli anni Novanta il Presidente della Camera di Commercio, Roberto Costanzo, ad opera del professore Mariano D’Antonio. Fu composta, infatti, la tavola intersettoriale dell’economia sannita al fine di potenziare le filiere già esistenti e di favorire quelle in fieri.

Purtroppo, i politici e gli imprenditori di allora lasciarono cadere nell’oblio il pregevole studio, per cui mi auguro che, nell’ipotesi oggi sia ripetuto, non venga abbandonato a se stesso.



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