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Se il Sud fosse macroregione

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Italia mia benché · 10 Dicembre 2019
Tags: SudregioneCina

di Luigi Ruscello

È da tempo immemorabile che si sostiene la tesi di un Mezzogiorno che, per il suo sviluppo, deve avere un ruolo da protagonista nel Mediterraneo.
Oggi questo disegno potrebbe realizzarsi utilizzando i contatti e i susseguenti accordi con la Cina.
Come ha scritto su ISPI, il Direttore Generale di SRM, Massimo Deandreis, la missione in Cina organizzata da Intesa Sanpaolo e finalizzata a promuovere le opportunità di investimento nelle ZES dei porti di Napoli, Taranto e Bari e rispettive aree di riferimento, ha riscontrato grande interesse da parte di importanti player cinesi.

A questo punto molti europeisti di maniera cominceranno a storcere il muso perché dipenderemmo dalla Cina, come se oggi fossimo liberi e indipendenti. Ma, a ben vedere, è l’unica via perseguibile. D’altronde, se i porti del Sud fossero ben infrastrutturati potrebbero ben rappresentare zone di insediamento per imprese produttive. Tuttavia, dovrebbero essere avviate senza alcuno indugio le ZES, ma le risorse previste per i “grandi investimenti”, che non erano state utilizzate ed erano sostanzialmente immobilizzate per la complessità attuativa hanno alimentato interamente il Fondo “Cresci al Sud”: ultima ed ennesima prova di inefficienza.

Proprio per la maggiore efficienza amministrativa, a questo punto, diviene fondamentale la realizzazione della macroregione del Sud o del Mezzogiorno che dir si voglia. Il comma otto, art. 117, della Costituzione così recita: «La legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il migliore esercizio delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni».

Il ragionamento, insomma, dovrebbe essere proprio l’esatto contrario di ciò che si vorrebbe realizzare con il regionalismo differenziato. Quest’ultimo, infatti, è l’opposto di quello che occorre al meridione: unità d’intenti per meglio salvaguardare i propri interessi e difendersi così democraticamente dalle continue prevaricazioni.

In realtà, un movimento costitutivo già esiste dal gennaio 2019 quando un gruppo di Associazioni meridionalistiche ha dato il via, a Napoli, alla Confederazione dei movimenti per il Sud, iniziando così il percorso che porti, appunto, alla Macroregione del Sud, comprendente Campania, Molise, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia.
La Consulta di Garanzia Statutaria della Regione Campania, poi, il 30 settembre scorso, con il parere n. 3/19, ha ammesso la richiesta di referendum sul seguente quesito: «Volete voi che la Regione Campania stipuli con le altre Regioni dell’Italia meridionale continentale tutte le intese necessarie, ai sensi dell’articolo 117, ottavo comma, della Costituzione, per l’esercizio unitario, anche attraverso l’istituzione di organi comuni, delle funzioni di propria competenza?». Tale referendum, peraltro, si potrà svolgere solo sei mesi dopo l’elezione del nuovo Consiglio regionale.

Il tema, però, è di tale rilevanza che potrebbe assurgere a nucleo centrale della campagna elettorale per le regioni meridionali che saranno chiamate alle urne.
Starà alle diverse forze politiche elaborare concrete proposte di collaborazione interregionale, chiamando a raccolta tutte le migliori energie e competenze meridionalistiche.



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