di Luigi Ruscello
È da tempo immemorabile che si sostiene la tesi di un
Mezzogiorno che, per il suo sviluppo, deve avere un ruolo da protagonista nel
Mediterraneo.
Oggi questo disegno potrebbe realizzarsi utilizzando i contatti
e i susseguenti accordi con la Cina.
Come
ha scritto su ISPI, il Direttore Generale di SRM, Massimo Deandreis, la
missione in Cina organizzata da Intesa Sanpaolo e finalizzata a promuovere le
opportunità di investimento nelle ZES dei porti di Napoli, Taranto e Bari e
rispettive aree di riferimento, ha riscontrato grande interesse da parte di
importanti player cinesi.
A questo
punto molti europeisti di maniera cominceranno a storcere il muso perché dipenderemmo
dalla Cina, come se oggi fossimo liberi e indipendenti. Ma, a ben vedere, è l’unica
via perseguibile. D’altronde, se i porti del Sud fossero ben infrastrutturati
potrebbero ben rappresentare zone di insediamento per imprese produttive. Tuttavia,
dovrebbero essere avviate senza alcuno indugio le ZES, ma le risorse previste per i “grandi investimenti”,
che non erano state utilizzate ed erano sostanzialmente immobilizzate per la
complessità attuativa hanno alimentato interamente il Fondo “Cresci al Sud”: ultima
ed ennesima prova di inefficienza.
Proprio per la maggiore
efficienza amministrativa, a questo punto, diviene fondamentale la realizzazione
della macroregione del Sud o del Mezzogiorno che dir si voglia. Il comma otto, art.
117, della Costituzione così recita: «La
legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il
migliore esercizio delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi
comuni».
Il
ragionamento, insomma, dovrebbe essere proprio l’esatto contrario di ciò che si
vorrebbe realizzare con il regionalismo differenziato. Quest’ultimo, infatti, è
l’opposto di quello che occorre al meridione: unità d’intenti per meglio
salvaguardare i propri interessi e difendersi così democraticamente dalle
continue prevaricazioni.
In
realtà, un movimento costitutivo già esiste dal gennaio 2019 quando un gruppo di
Associazioni meridionalistiche ha dato il via, a Napoli, alla Confederazione
dei movimenti per il Sud, iniziando così il percorso che porti, appunto, alla Macroregione
del Sud, comprendente Campania, Molise, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria e
Sicilia.
La Consulta di Garanzia Statutaria della Regione Campania,
poi, il 30 settembre scorso, con il parere n. 3/19, ha ammesso la richiesta di
referendum sul seguente quesito: «Volete voi che la Regione Campania stipuli
con le altre Regioni dell’Italia meridionale continentale tutte le intese
necessarie, ai sensi dell’articolo 117, ottavo comma, della Costituzione, per
l’esercizio unitario, anche attraverso l’istituzione di organi comuni, delle
funzioni di propria competenza?». Tale referendum, peraltro, si potrà svolgere
solo sei mesi dopo l’elezione del nuovo Consiglio regionale.
Il tema, però, è di tale rilevanza che potrebbe assurgere
a nucleo centrale della campagna elettorale per le regioni meridionali che saranno
chiamate alle urne.
Starà alle diverse forze politiche elaborare concrete
proposte di collaborazione interregionale, chiamando a raccolta tutte le
migliori energie e competenze meridionalistiche.