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Uscite il logo di Paladino!

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Forche caudine · 23 Febbraio 2019
Tags: CittàdelvinofalanghinaPaladinologo

di Antonio Medici

Visitando il sito di Recevin (www.recevin.eu), l’associazione internazionale che raccoglie oltre ottocento città europee la cui economia è fortemente caratterizzata dalla vitivinicoltura, risalta la scarsa cura del logo (una scritta nera con carattere che i rudimenti grafici sconsigliano di usare) Sannio Falanghina European Wine City 2019 rispetto a quello, pur semplice, ma chiaramente ben lavorato da un professionista, di Perpignan che, sempre per il 2019 e sempre da Recevin, è stata nominata European Wine City Dioniso.


Eppure un logo per Sannio Falanghina c’è e reca la firma prestigiosissima di Mimmo Paladino, artista di fama planetaria, capace col suo tratto di richiamare l’attenzione mediatica internazionale e di conferire notorietà alla manifestazione. A distanza di quattro mesi dalla nomina, questo logo, però, ancora non è stato presentato, non è apparso in alcuna manifestazione ufficiale, in alcuna iniziativa, in alcun manifesto e neppure sul sito di Recevin. Nemmanco ne è stata annunciata l’esistenza. Deve essere stato scartato. Non è nuova, del resto, la furia nichilista con cui le classi politiche dirigenti si approcciano alle opere che l’artista, con encomiabile fedeltà alle proprie origini, continua a donare al Sannio.


La nomina del meta-territorio Sannio Falanghina, un ircocervo metà terra e metà vitigno, a Città Europea del Vino, come paventato, sta tirando fuori i peggiori vizi della comunità sannita, cui probabilmente, la nomina di Felicori a curatore dell’immagine della manifestazione, annunciata sabato scorso dal Sindaco Panza, potrà imprime un’inversione di tendenza.  
L’ex direttore della Reggia di Caserta dovrà prendere in mano una macchina organizzativa e mediatica partita a passo di lumaca, per non dire in retromarcia, verso destinazioni ignote. Sin qui ha regnato sovrana una frenetica confusione che evocava quella delle famiglie in partenza per le vacanze estive con le auto stracariche di pacchi e vacui buoni propositi, rappresentate al cinema prima da Alberto Sordi e poi da Carlo Verdone. Urla, strepiti, dispetti, isterismi, egocentrismi, futilità, insensatezze, piccoli servilismi. Felicori e il team che pare lo affiancherà, formato da economisti, esperti di marketing e comunicatori,  dovranno veicolare l’immagine di un territorio operoso che fa volano dell’opportunità europea per farsi conoscere al meglio.
È plausibile ritenere che la oculata nomina farà cessare dispute come quella cui abbiamo assistito nelle ultime ore su quale zolla della microprovincia che è il Sannio, così piccola da essere spesso ignorata dai centri decisionali, sia la autentica genitrice del vitigno Falanghina, di cui, come per tutti i vitigni, poco si sa di scientificamente o storiograficamente accertato in ordine alle sue origini. Una disputa che ha fatto strame della storia vitivinicola recente e delle oggettive vocazioni territoriali, oltre che delle produzioni qualitativamente più apprezzate.
Includere tutto il territorio vinicolo sannita nell’ambito di Sannio Falanghina Città del Vino, come auspicato anche dal Presidente della Camera di Commercio, è l’unica via per un progresso duraturo.
Un anno è lungo, ma passa presto. Come abbiamo già scritto a gennaio e come la nomina di Felicori, ad una settimana esatta dal passaggio della bandiera di European Wine City, dimostra c’è ancora il tempo per uscire dall’impasse iniziale.
Dopo la felice individuazione di una figura di alta professionalità e comprovata esperienza, è il momento di recuperare il logo creato da Mimmo Paladino
Rivolgiamo, dunque, con espressione trendy, un appello ai cinque Sindaci e a Felicori stesso: uscite il logo di Mimmo Paladino!
Uscite quel logo e fatene il simbolo distintivo dell’intero Sannio vitivinicolo che cresce, fatene il nuovo e più inclusivo inizio di Sannio Flanghina European Wine City 2019.







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