blog - giancristiano desiderio

Vai ai contenuti

Dialoghetto tra il popolo e il populista

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Italia mia benché · 24 Maggio 2019
Tags: SalviniDiMaiopopulistisovranistiabusod'ufficio

di Giancristiano Desiderio

La campagna elettorale infinita, finanziata dagli italiani nell’anno I dell’era del Cambiamento, passa sotto lo striscione dell’ultimo chilometro di un’altra tappa del Giro d’Italia: le europee senza Europa. Domenica sapremo finalmente quanti voti avrà il Capitano e quanti voti avrà l’Illuminato. Tuttavia la domanda decisiva, formulata direttamente dalle tasche sempre degli italiani, non è quanto consenso avranno, ma cosa ne faranno? Fino ad oggi il Capitano e l’Illuminato lo hanno usato solo prima per amarsi e poi per armarsi l’uno contro l’altro.

A volte i dialoghetti e gli insulti tra il ministro degli immigrati e il ministro del sottosviluppo sono proprio illuminanti.

Matteo: “Abolire il reato d’abuso d’ufficio? Sì. Abbiamo paura di firmare gli atti”.

Luigi: “Abolire l’abuso d’ufficio? Il governo va avanti ma più lavoro e meno stronzate”.

Ora, come si può capire, il reato che va abolito, e per farlo non serve una legge, è il reato di abuso della pazienza degli italiani. Perché, soprattutto per l’extra-comunitario Salvini, proprio questo è il punto: il consenso sale, le aspettative crescono, ma i risultati non si vedono. L’esperienza, la storia e la cronaca ci dicono che ci sono, al riguardo, precedenti chiari e pericolosi. Fino a quando l’elettorato leghista, che è quello che tira la carretta Italia, potrà ancora aver pazienza? Capitano avvisato mezzo salvato.

A proposito di stronzate e di abolizioni. Ma Di Maio, illuminato da una conoscenza superiore, ha abolito la povertà? L’ha aumentata. Qualunque sia il giudizio sul governo Conte, è evidente che i conti tornano solo in peggio: il governo dei nazionalsocialisti ha preso in consegna l’azienda-Italia un anno fa e ne ha aumentato i debiti che dovranno essere pagati con il gioco delle tre carte: patrimoniale, Iva, deficit.

Il voto europeo di domenica è l’inizio della fine. Ciò che finirà sarà quella che Giuseppe Marotta chiamava l’oro di Napoli: la pazienza.

Concludo con un altro dialogo che rubo a Ennio Flaiano e Federico Fellini. E’ davvero illuminante e lo riadatto per l’occasione.

Si incontrano davanti a un bar di Roma un populista e il popolo.
POPULISTA: “Oh, a Po’’”
POPOLO: “Che vvòi?”
POPULISTA: “Vàttela a pjà ‘nder culo”

Pausa

POPULISTA. “A Po’, no, stavo a penzà ‘na cosa”.
POPOLO: “Cosa?”
POPULISTA: “Perché non te la vai a pjà ‘nder culo?”.

Nuova pausa

POPULISTA: “A Po’”
POPOLO: “Oooh!”
POPULISTA: “Lo sai chi t’ho incontrato, ieri? Moccoletto. E sai che m’ha detto?!”.
POPOLO: “No!?”.
POPULISTA: “M’ha detto che te la devi andà a pjà ‘nder culo!”.

La morale del dialoghetto, che potete adattare alle europee e alle amministrative, è chiara: Fino a quando il populista potrà abusare della pazienza del popolo che prende per il culo?



Blog di critica, storia e letteratura di Giancristiano Desiderio.
Questo sito non è una testata giornalistica: è un blog. Il blog non è un prodotto editoriale sottoposto alla disciplina di cui all’art. 1, comma III della L. n. 62 del 7.03.2001, quindi ogni singolo blogger è responsabile di quanto scrive.
Torna ai contenuti