blog - giancristiano desiderio

Vai ai contenuti

Gli Usa e gli immigrati senza contratto

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Italia mia benché · 19 Marzo 2019
Tags: immigratistatiunitiprofughisalvini

di Luigi Ruscello

Il 27 gennaio 2017 il Presidente americano Trump ha firmato il cosiddetto “Muslim ban”. Con tale atto, ordinò la sospensione per 120 giorni dell’accoglienza dei rifugiati e limitò l’ingresso dei musulmani nel paese. Sospese anche per 90 giorni il visto alle persone (anche quelle con doppia nazionalità) provenienti da sette paesi a maggioranza islamica: Iran, Iraq, Libia, Siria, Somalia, Sudan e Yemen. Ma, come messo in risalto da Al Jazeera, non è la prima volta che gli Stati Uniti bandiscono gruppi sociali specifici o immigrati, essendo già accaduto per altre sei volte.

In realtà è fin dal 1790 che negli Stati Uniti vi sono norme limitanti l’immigrazione. Un primo provvedimento in tal senso, infatti, è il Naturalization Act del 1790, che è il primo statuto per la naturalizzazione e affermava che i maschi bianchi non indentificati dovevano vivere negli Stati Uniti per due anni prima di diventare cittadini. Tale provvedimento venne modificato nel 1795, nel 1798 e nel 1802. Nel 1843, poi, fu fondato a New York, dai cittadini contrari all'aumento del numero di immigrati, il partito repubblicano americano (in seguito diventerà noto come il partito dei nativi americani).

È all’inizio degli anni Ottanta, invece, che le norme riguardano anche gli italiani perché il 26 febbraio 1885 il Congresso, dopo aver vietato nel 1882 l’ingresso di lavoratori cinesi, approvò il cosiddetto Foran Act, con il quale si vietava alle persone o alle organizzazioni americane di stipulare contratti di lavoro con individui prima della loro immigrazione negli Stati Uniti, e proibiva ai capitani delle navi di trasportare immigrati con contratti di lavoro.

Si temeva, a ragione, che le mercedi pattuite, essendo in molti casi assai inferiori ai salari americani, potessero, a lungo andare, esercitare su questi ultimi una dannosa concorrenza, con forte detrimento del benessere degli operai americani.

Agli inizi del Novecento, poi, il Congresso approvò il primo provvedimento in forza del quale gli immigrati erano banditi sulla base di convinzioni politiche. Si tratta dell’Anarchist Exclusion Act emanato nel 1903.

Si sono susseguiti poi numerosissimi provvedimenti fino ai giorni nostri, compresi quelli che, definendo talune quote di ingresso, e in uno alle restrizioni fasciste, contribuirono a ridurre il numero degli emigranti italiani tra le due guerre del secolo scorso.

In conclusione, il motivo di questo sommario e incompleto excursus sta nel fatto che molti, nell’instaurare paragoni tra gli attuali immigrati in Italia e i nostri emigranti, sostengono che i nostri erano di seria A, in quanto, erano già dotati di regolari contratti di lavoro e che non andavano alla completa ventura.
Come si è visto, invece, ancor prima della cosiddetta “grande emigrazione” vi erano regole e divieti tali che non sostengono tale tesi.



Blog di critica, storia e letteratura di Giancristiano Desiderio.
Questo sito non è una testata giornalistica: è un blog. Il blog non è un prodotto editoriale sottoposto alla disciplina di cui all’art. 1, comma III della L. n. 62 del 7.03.2001, quindi ogni singolo blogger è responsabile di quanto scrive.
Torna ai contenuti