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I beneventani aspettano il Godot statalista

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Samnium · 4 Giugno 2019
Tags: VenetoSannioLegafalanghinasviluppo

di Luigi Ruscello

Come oggi si attribuiscono alla linea ferroviaria Napoli-Bari poteri taumaturgici, circa dieci anni fa in provincia di Benevento si dibatteva sulla cosiddetta “Agenzia unica per lo sviluppo” perché anche ad essa si attribuivano poteri straordinari, appunto, per lo sviluppo del nostro territorio.
Però, abusando di Beckett, siamo sempre in attesa di Godot, alias sviluppo, e lo saremo ancora per molto, o addirittura invano, come purtroppo credo, se non cambieremo atteggiamento. Noi beneventani, infatti, mutuando l’espressione da Giancristiano Desiderio, siamo i tipici “individualisti statalisti”.

L’unica liturgia che siamo capaci di celebrare non è quella di Cristo, bensì quella dell’intervento salvifico dello Stato poiché vale il motto: non ci sono risorse! Ma siamo sicuri che pur avendo una consistente dote monetaria saremmo capaci di far incamminare il nostro territorio sulla via dello sviluppo? Quando ci renderemo conto che solo noi possiamo salvarci, abbandonando il malefico “familismo amorale” e adottando il “capitalismo coalizionale”?

Oggi il Veneto può fare la voce grossa per ottenere la cosiddetta “autonomia rafforzata”, in virtù della potenza economica raggiunta. Basti pensare che nel settore agroalimentare è divenuta la regione leader dell’export, soprattutto grazie al prosecco. Ma noi meridionali, e specialmente noi beneventani, ci dovremmo chiedere: come è riuscito il Veneto a raggiungere un tale sviluppo?

Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il Veneto è una delle regioni che più delle altre è stata colpita dal fenomeno degli espatri. Senza tornare ai tempi della “grande emigrazione”, e considerando i tempi a noi più vicini, in particolare al periodo 1946-1961, si ottiene che il numero di espatriati per mille abitanti è stato pari a 9,84 in Veneto e a 6,80 in Campania.

All’inizio degli anni ’60, infatti, il Veneto aveva un reddito medio pro capite inferiore alla media nazionale; mentre, oggi risulta del 16/17% circa superiore. Lo sviluppo che si è registrato nel Veneto, dunque, è forse dovuto all’istituzione di un’agenzia unica per lo sviluppo? Oppure all’intervento dello Stato? Niente di tutto questo.

È sicuramente vero che la posizione geografica ha favorito il processo di sviluppo, ma il motivo del boom va ricercato nel fatto che i veneti si sono rimboccate le maniche e si sono applicati quotidianamente e ostinatamente sul lavoro. Nel contempo, si sono saputi dare una organizzazione che noi ci sogniamo.

È dell’anno scorso la notizia delle nozze tra Food & wine, ovvero Cibus e Vinitaly. Che poi sono quelle tra Veronafiere e Fiere di Parma, che unendo le forze, hanno creato la nuova società paritetica Vpe – Verona Parma Exibitions – per portare all’estero un’unica manifestazione. Due corazzate efficaci e complementari per la promozione del brand italiano del wine&food. Sapremo mai organizzarci a Benevento e in Campania, pur avendone tutti i presupposti?

Per il momento abbiamo cominciato a votare Lega. Prosit!



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