di Giancristiano Desiderio
Nuntio
vobis gaudium magnum, habemus programmam. Eravamo in grande
attesa e ci chiedevamo: Qual sarà mai il
Programma che La città europea del vino 2019 avrà concepito e realizzato per il
Vinitaly di Verona? Finalmente la nostra curiosità, che ci ha tolto il
sonno per tante notti, è stata soddisfatta. Ora sappiamo che il Programma è
esattamente uguale ai tanti eventi che sono già andati in scena, come ha detto
Bruno Vespa a degli increduli cronisti, all’insaputa del mondo ma con la
presenza degli immarcescibili fantastici cinque: Floriano Panza, Mario Scetta,
Pompilio Forgione, Carmine Valentino, Erasmo Cutillo. Ai quali si aggiunge un
altro Erasmo, quel Mortaruolo che con il cognome che si ritrova porta sempre
una ventata di allegria come i crisantemi al cimitero. Si sa, squadra che vince
non si cambia. Così anche a Verona andrà sul palco una delle tante repliche del
Floriano Panza Show.
Il Programma avrà inizio domenica con nientemeno che l’inaugurazione
alle ore 10 dello stand dell’associazione nazionale della Città del vino e alle
ore 12 ci sarà la conferenza stampa, nello spazio della Regione Campania, del
presidente De Luca. Dopo l’apparizione di De Luca cosa ci sarà? La
presentazione - siamo ad aprile
inoltrato ma siamo ancora alle presentazioni -
della, tenetevi forte, Città europea del vino 2019 e del manifesto di
Mimmo Paladino (che vi abbiamo mostrato qui mesi fa). Chi ci sarà in questa inedita
presentazione? Floriano Panza, Mario Scetta, Pompilio Forgione, Carmine
Valentino, Erasmo Cutillo e il crisantemo.
Può
bastare? Nient’affatto. Il Programma riserva delle altre sorprese. Tenetevi
forte ancora una volta. Lunedì si fa il botto. Alle ore 11 nello spazio del ministero
delle Politiche agricole e con il ministro Centinaio - sembrano tanti ma è uno solo - si farà una cosa che non si è fatta mai e che
nessuno aveva ancora pensato: presentazione de La città del vino 2019. Sannio Falanghina. Ma, come diceva il
grande Corrado a La corrida, non è
mica finita qua. No, proprio no. Alle ore 15, infatti, sapete cosa si farà
nello stand dell’associazione della Città del vino? Ci sarà, per chi se la
fosse persa o per chi volesse nuovamente infliggersela, la presentazione della
Città del vino con il protocollo d’intesa: “La valorizzazione della Valle del Vino
del Sannio beneventano e la candidatura a Città del vino d’Europa anno 2019”. Chi
ci sarà? Floriano Panza, Mario Scetta, Pompilio Forgione, Carmine Valentino,
Erasmo Cutillo (non si hanno notizie in questo caso di quel bocciolo di rosa di
Mortaruolo).
Ci sono due modi di vedere la Città del vino che ormai, visti i grandi
risultati e i grandi colpi di teatro, si può ribattezzare La corrida del vino, naturalmente chiedendo scusa a Corrado: se
fosse una cosa pensata bene e fatta meglio si direbbe “siamo già ad aprile”; ma
siccome ci troviamo davanti dei dilettanti allo sbaraglio dobbiamo dire “siamo solo
ad aprile”. Che tragicommedia! Si andrà avanti così fino alla fine dell’anno
con una ubbriacatura di retorica che è capace, senza toccarlo, di stendere un
toro. A pensarci bene, però, non poteva essere diversamente: il Sannio è una
terra seria e faticosa che quando incontra la politica e l’amministrazione
muore di retorica. Il peggior limite del Sannio è la retorica. Ciò che ci
uccide è il pistolotto del sindaco o del presidente di turno a cui (quasi)
nessuno ha il coraggio di dire: “Ma che cavolo stai dicendo?”.
In questa incredibile storia de La
corrida del vino era necessario fare fin dal principio la cosa più naturale
di tutte: collocare il vino e chi lo produce al centro. Bottiglie, vigneti, viticoltori,
imprenditori, annate, cantine e magari coniugarle ora con L’uva puttanella ora con La
polpa e l’osso, ora con Domenico Rea e il suo santo gusto per il vino i
peperoni il Sannio e la letteratura, ora con Giorgio Manganelli e il Lunario dell’orfano sannita oppure
creare una grande e bella estate sannita nelle cantine facendo raccontare le
storie direttamente all’uva, puttanella o meno che sia, oppure fare quel che vi
pare ma fare qualcosa di vero e sperimentabile ma senza i tromboni e gli
azzeccacarte. Invece, invece si è fatta la figura di quelli che vanno in giro
con le caciotte in spalla e non hanno un cazzo da raccontare se non quell’idea
fissa che già denunciava oltre un secolo fa il Nitti: dateci qualche cosa.
Ecco, siamo sempre là con i qualchecosisti
che da una parte chiedono - in ogni campo:
agricolo, sanitario, aziendale, culturale -
e dall’altra si abbuffano e vi abbuffano di retorica.
Uno sbadiglio vi seppellirà.