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La tassa sui fabbricati che non piaceva a Einaudi

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Italia mia benché · 28 Marzo 2019
Tags: fiscosudnordeinaudi

di Luigi Ruscello

In un precedente intervento ho accennato al fatto che il sistema fiscale adottato dai piemontesi fu esteso a tutto il Regno, creando notevolissime differenze e svantaggiando del Mezzogiorno.

Come ci ricorda Giustino Fortunato, il sistema delle entrate statali non nacque secondo un piano organico e in base a principi razionali, essendo basato sull’urgente bisogno di sistemare le finanze statali. Cosicché non dobbiamo meravigliarci se la situazione odierna è quella che è. Insomma, è fin dall’Unità che viviamo nell’emergenza e col pericolo del default.

Il più grave difetto della politica fiscale adottata dal nuovo Stato, però, fu sicuramente quello di penalizzare al massimo il Sud tanto che Einaudi, all’inizio del Novecento, affermò che urgeva, con una legislazione speciale, togliere il danno fatto da una legislazione generale, dovuta a persone che non avevano mai vissuto nel Mezzogiorno. Si riferiva in particolare all’imposta sui fabbricati, oltre che a quella sui terreni, poiché la sua struttura era tale da danneggiare fortemente il Sud. Si era giunti al punto che su ogni mille abitanti ve ne fossero soggetti solo 61 nella metà settentrionale; mentre, ben 151 nell’altra metà del Paese.

Comunque, il tutto era stato determinato dal falso presupposto che si volevano esentare i fabbricati rurali. Ma per fabbricati rurali si intendevano quelli isolati nelle campagne, cosicché erano considerati tali soltanto quelli dell'alta e della media Italia sparsi per le campagne, non quelli che nel Sud, per motivazioni diverse, come ad esempio la malaria, erano agglomerati in centri necessariamente popolosi e, per ciò solo, detti e creduti urbani. Ed è curioso notare come i tempi non siano mutati, in quanto, sempre Fortunato, come se al governo vi fossero gli attuali gialloverdi, imputò quanto accaduto all’ignoranza del legislatore.

È interessante notare, poi, che anche allora si registrò un problema simile a quello più recente dell’ex Equitalia, in dipendenza delle difficoltà incontrate nei pagamenti di imposte, così ingiuste per il Sud.

Per gli aggi di riscossione, infatti, tutte le regioni del Nord erano al disotto della media generale del regno e molto al disopra delle regioni meridionali.

La povertà, insomma, invece di determinare un'attenuazione, determinò un inasprimento e, di conseguenza, maggiori difficoltà nei pagamenti e numerosissime procedure di esproprio. Ad esempio, in Basilicata, che per popolazione rappresentava appena il ventunesimo dell'Italia settentrionale, si raggiunse un numero di espropriati tre volte superiore.

Per concludere, infine, la maggiore evasione fiscale si aveva al Nord, come oggi, perché il capitale e i profitti delle industrie hanno modo di sfuggire, in tutto o in parte, alle imposte; i terreni e i fabbricati, no.



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