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La verità sull'ospedale e il non-voto dei cittadini

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Forche caudine · 31 Marzo 2019
Tags: ospedaledelucasant'agatadeigoticerretosannitasciopero

di Giancristiano Desiderio

Ci risiamo. A Sant’Agata dei Goti, località San Pietro, all’ospedale Sant’Alfonso Maria de Liguori  - qua pare che siano tutti santi -, va nuovamente in scena la protesta: i cittadini fanno lo sciopero della fame nel tentativo disperato di salvare quel che resta di un ospedale moribondo che nessuno evidentemente ha voluto far vivere. Mena Di Stasi e Pina De Masi del comitato “Curiamo la vita” si sono incatenate davanti all’ospedale. Domani sarà il terzo giorno di passione. A sostenerle si alternano cittadini, amiche, conoscenti, madri di famiglia. Chi porta acqua, chi coperte, chi stufe. La notte è fredda lì sotto il Taburno. Una delle due donne si è sentita male e non c’è stato un medico, proprio lì davanti all’ospedale, pronto ad intervenire. Insomma, quella di Sant’Agata dei Goti e del suo ospedale fantasma è una brutta, brutta storia.

Purtroppo, ritorno su questa vicenda per l’ennesima volta. Provo imbarazzo e lo confesso al mio lettore. Sono imbarazzato perché mi rendo conto che questa storia in fondo non interessa quasi a nessuno. Gli stessi amministratori locali  - sindaci, assessori, consiglieri -  ci capiscono poco e possono fare ben poco. L’ultima volta dissi, era ancora aperto Sanniopress.it e lì si possono leggere gli “scritti ospedalieri”, che una volta salvato il Psa  - il servizio di pronto soccorso attivo -  era necessario costruirvi intorno un vero ospedale, altrimenti prima o poi sarebbe ritornata l’emergenza e quindi la protesta e quindi ancora scene di disperazione e abbandono sociale. E’ quanto si è verificato anche prima del previsto. Dunque?

Dunque, è una brutta, brutta storia. Qui si intrecciano sanità e politica. La Campania è una regione in cui l’intreccio perverso tra sanità e politica è più forte che altrove. Forse, solo in Calabria esiste una situazione più drammatica e ingarbugliata. La politica ha grosse responsabilità e oggi è come se fossero venuti al pettine le scelte sbagliate di ieri. A fine maggio a Sant’Agata dei Goti si vota per il rinnovo del consiglio comunale e per la scelta del nuovo sindaco. La notizia di oggi è che i cittadini si stanno organizzando per consegnare le tessere elettorali e così non recarsi alle urne né per le europee né per le comunali. Servirà a qualcosa?

Ma le responsabilità delle condizioni comatose dell’ospedale santagatese non sono solo della politica. Anche l’organizzazione sanitaria ha le sue colpe. In fondo, quello che si chiama ospedale di Sant’Agata dei Goti non è più da tempo il vecchio ospedale San Giovanni di Dio che nacque secoli fa da una costola della Parrocchia della Santissima Annunziata. No. Il nuovo ospedale è la fusione di due ospedali: il santagatese e il cerretese. Eppure, questi due paesi, sant’Agata e Cerreto Sannita, messi insieme non sono riusciti con i loro due antichi ospedali a creare una nuova e unica e più efficiente struttura. Da sempre ci sono state gelosie, e poi ostacoli, quindi ostruzionismi e tutta quella cultura infantile che  - diciamocelo senza raccontarci bugie -  è tipica della realtà sociale meridionale che crede che tutto le sia dovuto da parte di uno Stato-risolvi-tutto che, invece, non è in grado di risolvere un bel niente se le stesse realtà locali non dimostrano con le loro forze ed esigenze sociali un minimo di buongoverno. Così oggi lo stesso ospedale Sant’Alfonso Maria de Liguori non ha più la sua stessa autonomia amministrativa e sanitaria ed è diventato una sorta di appendice e di appendicite dell’ospedale civile di Benevento (il vecchio Rummo che è stato ribattezzato San Pio, tanto per non farci mancare un altro santo in questa storia di diavoli e povericristi).

Questa, per sommi capi, è la storia brutta e triste di un ospedale che l’altro giorno ha visto chiudere il reparto di ortopedia le cui residue forze, letti compresi, sono state trasferite a Benevento. Chi oggi si fa una passeggiata nella struttura di San Pietro si troverà davanti una sorta di cattedrale nel deserto: corridoi lunghi e sordi, sale di attesa dove nessuno attende, porte dei reparti sbarrate. L’ospedale non c’è più. L’ospedale non c’è mai stato. E’ una sconfitta per tutti. E’ bene dire la verità nuda e cruda, anche quando fa male. E’ l’unico modo per rimettersi in cammino.



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