blog - giancristiano desiderio

Vai ai contenuti

Secessione? Il Sud votò sì

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Italia mia benché · 1 Marzo 2019
Tags: secessionemezzogiornoreferendum


di Luigi Ruscello

La storia, oltre ad incaricarsi di classificare l'approvazione della legge costituzionale 3/2001 come atto prodromico a tutte le vicende politiche successive basate non più sulla trattativa, ma sul puro scontro, si incaricherà di condannare anche noi meridionali.
 
Non mi risulta, infatti, che ci sia stata una qualsivoglia mobilitazione di massa, né tantomeno appelli e petizioni, di fronte alla cancellazione dal testo costituzionale dell’unico riferimento al Mezzogiorno.
 
Il terzo comma dell'articolo 119 della Costituzione, infatti, fu modificato in modo da prevedere un generico fondo di perequazione per i territori con minore capacità fiscale per abitante, in luogo dell’esplicito riferimento al Mezzogiorno.
 
Ma perché noi semplici cittadini del Sud saremmo responsabili, se furono le classi dirigenti a volere tale cambiamento?
 
Ebbene, il fatto che il disegno di legge costituzionale fosse stato approvato con la maggioranza assoluta semplice provocò la richiesta del “referendum confermativo”. Cosicché tutti gli italiani, il 7 ottobre 2001, furono chiamati ad esprimersi mediante il voto. E i risultati furono davvero sorprendenti perché solo il 34% degli elettori si recò alle urne.
 
Il Mezzogiorno continentale, cioè quello più interessato negativamente dalla modifica degli articoli 116 e 119, poiché le due isole già godevano dello Statuto speciale, non si curò più di tanto della consultazione, tanto è vero che, contro il 34% della media nazionale, solo il 25% degli elettori si recò al voto. E di questo 25%, assurdamente, il 63% confermò le modifiche, compresa la cancellazione del Mezzogiorno.
 
Ma ancor più rilevante è la circostanza che la più importante riforma della Carta costituzionale, ossia il documento base della nostra Repubblica, è stata confermata con l’approvazione del solo 21% degli elettori. E di ciò sarà sempre la storia ad addebitarne il conto agli italiani. Questo dato, però, bisognerebbe ricordarlo a chi, oggi, si scaglia contro il “referendum propositivo”, nonostante sia stato raggiunto un accordo sulla soglia del 25%.
 
Come assicurare quegli errori madornali che il popolo può fare (vedi la Brexit)? Questo si domanda Sabino Cassese in una recentissima intervista. Ma perché nel 2001 non si contestò l’approvazione della più grande (e sciagurata) riforma costituzionale di fronte a una così risicata maggioranza? Forse, perché i contestatori di oggi sono gli artefici di ieri.
 



Blog di critica, storia e letteratura di Giancristiano Desiderio.
Questo sito non è una testata giornalistica: è un blog. Il blog non è un prodotto editoriale sottoposto alla disciplina di cui all’art. 1, comma III della L. n. 62 del 7.03.2001, quindi ogni singolo blogger è responsabile di quanto scrive.
Torna ai contenuti