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Sofferenze bancarie, meglio sospendere la norma

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Italia mia benché · 28 Febbraio 2020
Tags: coronavirusbanchesofferenze

di Luigi Ruscello

Il coronavirus è arrivato proprio nel momento in cui il sistema economico italiano non ne aveva bisogno. I dati del sistema Italia, infatti, non sono dei migliori.
Anche prima della diffusione di Covid-19, tuttavia, la crescita dell'economia italiana era all'ultimo posto nel confronto UE, come si rileva dai dati diffusi dalla Commissione europea, per l’anno 2019. Secondo tali dati, il prodotto interno lordo (PIL) italiano è cresciuto solo dello 0,1 per cento. Le previsioni inserite nell’ultima legge di bilancio, quindi, se già non erano entusiasmanti lo saranno ancora di meno.

Il virus “corona” sta colpendo in maggior misura il nord, cioè la parte economicamente più forte del Paese. La regione Lombardia e il Veneto generano collettivamente circa un terzo della produzione economica italiana e la metà dei proventi delle nostre esportazioni.
A questo bisogna aggiungere un ulteriore elemento negativo, cioè che nei prossimi due anni bisognerà recuperare ben 45 miliardi per sterilizzare gli aumenti dell’Iva e delle accise.
Purtroppo, le negatività da considerare non sono finite, in quanto bisogna tener conto delle regole europee ai fini del deficit, aggravate ancor più dal fiscal compact.

Una cosa che non viene mai spiegata dai mezzi di comunicazione è che qualsiasi cifra sia appostata nel bilancio statale non ha nessuna rilevanza finché non viene effettivamente erogata. Perché è solo allora che viene contabilizzata nel deficit. Insomma, dire che i fondi sono stati stanziati non significa nulla.

Questo è uno dei principali motivi per i quali non vengono pagate le imprese che hanno crediti verso le pubbliche amministrazioni. E anche la compensazione non permette di ovviare poiché con essa vi sarebbe una riduzione delle entrate. È dal 1993, Ministro del Tesoro Ciampi, che ci portiamo dietro questo fardello. Per esperienza personale, infatti, mi sento di affermare che, per rientrare nei parametri di Maastricht, furono allentati i pagamenti da parte dello Stato, proprio per non incidere sul deficit.

Ma il coronavirus potrà portare al collasso l’Italia anche per un altro motivo. Nel 2018 sono state sottoscritte norme in base alle quali sono state regolamentate le coperture dei cosiddetti “non performing loans” (NPL), che altro non sono se non le classiche sofferenze bancarie.

Il Parlamento europeo, che il 14 marzo 2019 ha approvato definitivamente le norme, ha specificato che per “crediti deteriorati” s’intendono tutti i prestiti scaduti da oltre novanta giorni o difficilmente rimborsabili.

È vero che le nuove norme sulle coperture sono applicabili solamente ai prestiti erogati dopo l’entrata in vigore delle norme stesse. Ma i termini previsti dalla normativa, già troppo stringenti al momento dell’approvazione, diventeranno ora un vero cappio al collo del sistema bancario italiano, così da paventare una marea di crisi.
I livelli di copertura, infatti, variano a seconda della tipologia dei crediti deteriorati, ovvero se sono garantiti o non garantiti. Inoltre, per quelli garantiti verranno prese in considerazione anche la tipologia di garanzia utilizzata (ad esempio gli immobili).
Nello specifico, i crediti non garantiti dovranno essere svalutati completamente tre anni dopo essere stati classificati come deteriorati.

I crediti garantiti invece potranno essere svalutati in un arco temporale che va dai nove ai sette anni, a partire dal terzo anno, dal momento in cui sono stati classificati deteriorati.
Alla luce delle crisi aziendali prossime venture, in seguito al calo di attività provocato dal coronavirus, farebbe bene il governo a chiedere la loro sospensione.



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