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Storia di ingiurie, lotte e duelli tra deputati sanniti

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Samnium · 21 Marzo 2019
Tags: PacelliPolveredepuatiautorizzazioneSannio

di Alessandro Liverini

Nel 1882 tutta la provincia beneventana fu scossa da una richiesta di autorizzazione a procedere della magistratura penale alla Camera dei Deputati. Si trattava, segnatamente, della «Domanda di procedere in giudizio contro il deputato Pacelli trasmessa dal ministro di grazia e giustizia e dei culti Zanardelli», redatta il 28 febbraio 1882 e comunicata al presidente della Camera per la seduta del 18 aprile 1882. Vi si legge quanto segue: «Adempio il dovere di trasmettere a V.E. una istanza del Procuratore del Re al tribunale civile e correzionale di Napoli, con cui domanda a codesta onorevole Camera il permesso a procedere contro l’onorevole deputato commendatore Salvatore Pacelli, imputato di libello famoso in danno dell’onorevole deputato Nicola Polvere. Piaccia a V.E. sottoporre la detta istanza con gli atti preliminari del processo che la corredano alla deliberazione dell’onorevolissima Camera, salvo a farmene poi cortesemente inteso».

La domanda della pubblica accusa - formulata in data 20 dicembre 1881 dal Procuratore del Re, Ludovici, operante presso il Tribunale Civile e Correzionale di Benevento (nella menzionata nota di Zanardelli vi è un errore, perché si legge “Napoli”) - suona così: «Il sottoscritto rassegna a V.E. che nel 12 corrente mese l’onorevole commendatore Nicola Polvere ha sporto querela contro l’onorevole deputato al Parlamento commendatore Salvatore Pacelli per un lettera da questi inserita nel numero 12 del giornale La Voce del Sannio, pubblicato a Benevento nel 4 detto mese. Le parole della lettera qualificate ingiuriose allo indirizzo del deputato Polvere sono le seguenti: Se l’onorevole Polvere, firmando dopo sette mesi la suddetta dichiarazione, naturalmente non si è ricordato di questo incidente, e quindi non può meritare appunti, vorrà ora, quando io gli rammento il fatto, darmi una pubblica smentita; io debbo ritenere, pur credendo fin’oggi alla sua onorabilità, ch’egli è condotto dai malevoli a farsi mentitore pensatamente, commettendo un’azione indegna di un gentiluomo.

E sono allusive ad una vertenza seguita nel Consiglio provinciale di Benevento, in cui, discutendosi una proposta di un tal Minieri, concessionario da questa provincia delle acque solfuree di Telese, per riduzione di canone su l’uso di tali acque, il consigliere provinciale Salvatore Pacelli, nel combattere la proposta Minieri, accennò ad una voce corsa fra alcuni membri della Deputazione provinciale, che, cioè, il Minieri avesse sborsato 40 mila lire per ottenere la riduzione del canone.

I deputati provinciali allora firmarono unanimi una dichiarazione smentendo ciò che aveva asserito il Pacelli. E poiché questi assumeva di avere appreso il fatto delle 40 mila lire dai deputati provinciali Polvere e Cini, pubblicò nel giornale La Voce del Sannio la lettera surriferita, e per la quale il commendatore Polvere ha fatto istanza di punizione pel reato d’ingiuria fatta col mezzo della stampa. Che l’onorevole deputato Pacelli fosse stato l’autore di questa lettera non è cosa da mettersi in dubbio. E poiché con le parole finali di essa l’onorevole Polvere si crede offeso, perché si possa procedere nei sensi della privata istanza di punizione, il sottoscritto, ai termini dell’articolo 45 dello Statuto fondamentale del regno, Chiede che piaccia all’E.V. di promuovere dalla rappresentanza nazionale l’autorizzazione a procedere contro l’onorevole deputato Salvatore Pacelli, per il delitto di che all’articolo 28 della legge su la stampa».

La vicenda giudiziaria tra il Marchese Nicola Polvere - originario di Pago Veiano, appartenente dal ramo materno alla nota famiglia campolatterese dei De Agostini, capitano della Guardia Nazionale prima, deputato liberale al parlamento nazionale poi - e il deputato Salvatore Pacelli - originario di San Salvatore Telesino, anch’egli capitano della Guardia Nazionale prima e deputato liberale al parlamento nazionale poi - trasse origine da una più complessa vicenda personale e politica tra quest’ultimo e l’imprenditore napoletano Eduardo Minieri - concessionario dal 1877 delle terme di Telese e proprietario del quotidiano napoletano Il Corriere del Mattino, allora diretto da Martino Cafiero.

Dapprima uniti dall’intento di costituire insieme una società per la gestione delle terme telesine (tanto è vero che gli stessi avevano stipulato un contratto preliminare avente ad oggetto anche le terme Jacobelli, che, nel frattempo, il Minieri aveva acquistato all’asta dopo il fallimento dell’imprenditore sanlupese Jacobelli), i due gentiluomini non riuscirono a trovare il giusto equilibrio economico e sciolsero i patti. Ciascuno andò per la sua strada. Il Minieri prese in concessione le terme dalla Provincia di Benevento; il Pacelli abbandonò l’idea imprenditoriale (che lo avrebbe visto dedicarsi alla costruzione e gestione di un grande albergo in San Salvatore Telesino) e si dedicò alla politica. Solo qualche anno dopo acquistò i mulini telesini, senza però riuscire a trarre grandi fortune economiche.

La vicenda personale tra il Minieri e il Pacelli ebbe uno strascico politico all’interno del consiglio provinciale di Benevento, laddove il Pacelli ostacolò con ogni mezzo la richiesta ivi formulata del Minieri di riduzione del canone concessorio. Per chi fosse interessato a conoscere nei dettagli tale vincenda rimando a “Pacelli e la concessione Telese: spiegazioni e documenti del concessionario” di Eduardo Minieri nonché a “Risposta all'opuscolo Pacelli e la concessione di Telese” di Salvatore Pacelli, il quale contiene pure il verbale n.11 del 5 novembre 1872 e il verbale n. 1 del 29 maggio 1877 del Consiglio provinciale di Benevento. Sono stati scritti entrambi del 1881 e sono entrambi consultabili presso la biblioteca provinciale Mellusi di Benevento.

Questa vicenda fu - come sovente accade in politica - l’occasione per un regolamento di conti interno al consesso rappresentativo provinciale. Polvere infatti apparteneva alla corrente del cerretese Michele Ungaro, del tutto ostile al sansalvatorese Pacelli, il quale alle elezioni del 1876 era stato preferito proprio a Michele Ungaro nella candidatura nel collegio di Caiazzo, collegio nel quale Ungaro era stato eletto nel 1874. A causa della pubblica denuncia contro Polvere (denuncia pesante in quanto gli si addebitava di essere stato presente, e allusivamente anche protagonista, ad un episodio di corruttela), Pacelli fu da questi sfidato a duello, con lettera trasmessagli dai padrini dell'onoreveole Polvere il 9 ottobre 1881. Il duello non fu tenuto per l'intervento di comuni amici, fra cui l'avvocato Cirelli e il barone Francesco Farina.

La lite personale e politica, però, trovò proprio lo sfogo giudiziario che innescò la sopra richiamata richiesta di autorizzazione a procedere, la quale fu trattata dalla Camera dei Deputati nella seduta del 26 aprile 1882. La Giunta per le autorizzazione, rappresentata dal relatore Luigi Ferrari aveva manifestato il proprio unanime assenso allo svolgimento del processo penale stante «l’indole [...] delicatissima della vertenza, la quale vieta al relatore di addentrarsi nei minuti particolari di essa» e così di seguito motivando: «[...] se non è ormai più posto in dubbio che coll’articolo 45 dello Statuto siasi il legislatore prefisso lo scopo di tutelare l’indipendenza e il libero esercizio delle funzioni del deputato contro le eventuali mene del potere esecutivo, è evidente che trattandosi di un deputato, il quale, come nel presente caso, intende difendere la sua onorabilità offesa da un collega, nulla poteva essere più alieno dalla mente del legislatore stesso, che frapporre il menomo ostacolo a questo prezioso diritto».  La Camera autorizzò.

Alla luce degli odierni episodi di cronaca politica, si può dire che il nodo gordiano di gossip, politica e giustizia rappresenta una costante della storia universale, perché attinge alla dimensione della lotta dell’uomo contro l’uomo. Alla incessante archetipica lotta per il potere. Che è la vita stessa.



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