Albana La Torre - giancristiano desiderio

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Albana La Torre

l'ingordo
Critica del giudizio gastronomico

Albana La Torre
Il mio Alter Ego
di Antonio Medici


Maria Beghi è una donna minuta, essenziale, scarna di orpelli, scabrosa quasi nell’abbigliamento campestre, asciutta d’eloquio. Al contempo sono nobili il suo pensiero, i suoi gesti, la sua cultura, il suo rapporto con la natura e tenuta Albana, atavica proprietà famigliare. Determinata e gagliarda nella conduzione dell’azienda agricola così come del gippone necessario per attraversarla.
Era tra fine maggio e inizio giugno di un anno fa quando venne a prendermi sulla strada di Campiglia, poco fuori La Spezia, al margine sudorientale del Parco delle Cinque Terre.
È passato un anno, tanto ci è voluto per elaborare quella visita e maturarne un pezzo, come fosse un vino, che è l’Alter Ego, millesimo 2016, tratto dalla cantina e stappato qualche giorno fa. Un bianco dal colore intenso, consistente e denso, pieno e soggiogante coma la tenera e cordiale accoglienza di Maria, che lo firma in etichetta, a penna, oltre che col lavoro di vigna e cantina insieme al guru della viticoltura contemporanea delle Cinque Terre, Walter De Batté.
Inondazione odorosa della ricchezza di quello spicchio di Liguria: fiori, arbusti, erbe aromatiche, terra, roccia, mare, sole, maturazioni e macerazioni. Bere l’Alter Ego è come attraversare la tenuta, la stupefazione che si rinnova, lunghissima, a ogni curva tra trecento metri sino a cinquanta sul mare, a ogni sorso, a ogni zaffata di vapori odorosi e saporiti che risalgono dopo aver masticato e deglutito il vino.
Un ettaro e mezzo di vignato, un latifondo per unghia di terra che sono le Cinque Terre, vendemmiato per tradizione famigliare per il 27 settembre: “coincide sempre, stranamente con la maturazione perfetta delle uve”.
L’Alter Ego è senza denominazione ma, come il Cinque Terre DOC, è prodotto dalle allogene uve bosco, albarola e vermentino.
Albana La Torre, questo il nome dell’azienda, produce anche un rosso dai pochi filari, a ridosso del mare, di marselan, vitigno incrocio di grenache e cabernet sauvignon.  
“Non abbiamo cremagliera, facciamo tutto a mano, ma siamo high tech, disponendo di un trattorino”, racconta Maria mentre piano scivoliamo a scattoni tra splendide campanule viola chiaro e macchie di ginestre che piovono colori e profumi dalle rocce ai margini di lecci opulenti.
Ha fatto spostare due ulivi secolari, riportandoli più in alto nella tenuta, dove, secondo le sue ricostruzioni, era la loro dimora originaria e ideale. Le parole del racconto sono sofferenti quanto il dolore che le piante, è sicura, provino per il trasloco.
Nella cucina della isolata e svettante villa con torre, affacciata su un mare nostalgico e benevolo, costruita dal nonno nella seconda metà dell’800, Maria offre delle focacce appena sfornate, prese per accompagnare l’assaggio dei suoi vini, preziosi per personalità, sapienza e cultura, e altri racconti di botti di castagno, di asciugamani bagnati per tenere umide le botti, di trasporti di uve via mare fino a Portovenere, di discussioni con Walter (De Batté).

Azienda Agricola Albana La Torre
Via Castellana, La Spezia
www.albanalatorre.it
Alter Ego 2016
€ 30,00


Blog di critica, storia e letteratura di Giancristiano Desiderio.
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