
di Luigi Ruscello
Se
il meccanismo del “moltiplicatore” è così semplice ed automatico, perché si va
in crisi? Forse, leggendo il mio articolo precedente, qualcuno si sarà posta la
domanda.
Ebbene,
tutto dipende dalle iniezioni di nuova liquidità immesse nel circuito economico
dalle imprese e dallo Stato e dalle intenzioni dei consumatori. Se questi
ultimi, per un qualsiasi motivo riducono le spese, oppure le imprese e lo Stato
non investono, ecco che l’ammontare della domanda non aumenta o addirittura diminuisce
ed opera al contrario, andando così in recessione.
Ma
allora, hanno ragione coloro che chiedono maggiori investimenti?
Certo
che sì, ma anche in questo caso bisogna distinguere tra investimenti produttivi
e sprechi.
Ad esempio, qualche anno fa l’Ance calcolò
che investire un miliardo di euro in edilizia genera una
ricaduta complessiva sull’economia (effetti diretti, indiretti e indotti) di oltre
3,3 miliardi e crea 17.000 posti di lavoro di cui circa 11.000 nelle
costruzioni e 6.000 nei settori collegati. Per intenderci, e chi ha letto il
precedente intervento lo comprende meglio, il moltiplicatore sarebbe uguale a
3,3.
Comunque, la vera crescita economica non si
ottiene con la spending review o con
il cosiddetto reddito di cittadinanza,
ma con l’ampliamento della base produttiva nazionale. E mi spiego.
Come è ben noto, il Governo Renzi istituì il
famoso bonus di 80 euro ed ora è
stato approvato il reddito di
cittadinanza. Ed è naturale che, rispetto al bonus, vi sarà un più alto aumento dei consumi poiché sono interessati
i soggetti con la maggiore propensione al consumo, cosicché il moltiplicatore
sarà più alto.
Ma non è detto che ciò sia foriero di
sviluppo, come è già accaduto con i famosissimi 80 euro di origine renziana.
Se è vero, infatti, che la domanda globale
aumenta e, di conseguenza, crescono i consumi, dall’altro, osservo che il
meccanismo non è così automatico come si crede, in quanto bisogna interrogarsi
sulla provenienza dei beni e sulle preferenze dei consumatori.
Le preferenze dei consumatori, infatti, sono
condizionate fortemente dall’elemento psicologico, ed oggi sembra prevalere
quello che Keynes denominò motivo precauzionale, ovvero la quantità di moneta che viene trattenuta
per far fronte ad eventi incerti. Ed è questo il motivo dell’insuccesso del bonus. I suoi destinatari, infatti, non
erano i più poveri, bensì coloro che avevano già un discreto reddito e non essendo
sicuri del mantenimento di tale cifra ne hanno spesa solo una minima parte (basta
considerare il considerevole numero di coloro che lo hanno dovuto restituire).
Inoltre, è da
considerare che un conto è se la domanda sia soddisfatta da beni di produzione
italiana e un altro se lo sia da beni stranieri.
Come credo sia intuitivo, solo nel primo caso
ci troveremmo di fronte ad uno sviluppo autogeno, o autopropulsivo che dir si
voglia, poiché vi sarebbe un incremento della produzione nazionale e, successivamente,
dell’occupazione. Nel secondo, vi sarebbe solo un sostegno indiretto con gli
utili delle attività commerciali.
Insomma, con il reddito di cittadinanza, a
differenza degli 80 euro, vi sarà sicuramente
un maggior incremento della domanda globale. Ma resterebbe incerta la capacità
di crescita a meno che la spesa non sia indirizzata verso beni nazionali.