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La rinascita santagatese di Frogiero

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Forche caudine · 12 Maggio 2019
Tags: InsiemesicambiaSant'AgatadeiGotiFrogierosindaco

di Giancristiano Desiderio

Molti anni fa a Sant’Agata dei Goti c’erano due ragazzi che scrivevano tazebao. Li pensavano e trascrivevano a casa, poi uscivano nel cuore della notte per affiggerli sulle mura del centro storico e dintorni. Quei manifesti artigianali, che erano una dichiarazione d’amore per il proprio paese, recavano questa firma: Rinascita santagatese. Uscirono tre manifesti che misero a rumore il paese e scatenarono una sorta di “caccia al tesoro” o di “caccia alle streghe” per scoprire chi si celasse dietro la sigla carbonara che esprimeva una puntuta critica della classe politica del tempo. Il mistero si rivelò facilmente quando uno dei manifesti capitò sotto lo sguardo di un altro ragazzo  - Peppe Bove -  che subito riconobbe la grafia di uno dei tazebao. Chi erano i due ragazzi? Io e Tonino Frogiero.

Erano altri tempi, eppure quel tempo ancora oggi non mente. Nulla accade per caso. Di lì a poco io avrei intrapreso il lavoro giornalistico e saggistico e sarei andato via mentre Tonino anni dopo sarebbe diventato sindaco di Sant’Agata dei Goti. La sua avventura durò poco perché resistette alla tentazione di scendere a compromessi al ribasso e compromettenti per sé e per il comune. Oggi Antonio Frogiero ritorna sulla scena politica ed è candidato sindaco della lista Insieme si cambia. La sua esperienza precedente è cosa piccola rispetto all’attuale candidatura e, tuttavia, è preziosa e significativa. Il motivo è semplice: proprio oggi c’è bisogno di Rinascita santagatese.

Non servono molte parole per dire perché oggi è necessario voltare pagina e votare la lista di Tonino e dei suoi giovani che tanto mi ricordano i due ragazzi che scrivevano tazebao. Da una parte c’è una vecchia classe politica che ha portato con mano ferma il comune di Sant’Agata dei Goti al pieno fallimento economico e finanziario. Dall’altra parte c’è una nuova generazione che chiede agli elettori una cosa saggia: lavorare in prima persona per risanare il comune. La scelta è scontata e le famiglie santagatesi sanno che è giusta perché conoscono il loro bilancio familiare e sanno molto bene che i dieci anni dell’amministrazione uscente sono stati pagati con l’aumento vertiginoso delle tasse che trimestralmente pagano. C’è, però, un motivo ancora più decisivo per votare Insieme si cambia.

Il fallimento dei dieci anni che hanno sconvolto Sant’Agata dei Goti non è solo finanziario ed economico ma anche intellettuale e morale. Se si è giunti alla bancarotta comunale certificata dalla Corte dei conti è perché a Sant’Agata dei Goti è accaduto ciò che non era mai accaduto prima, neanche quando regnava la Democrazia cristiana e i due ragazzi con amore e ragione e a mani nude, e non senza ingratitudine verso i loro padri, scrivevano manifesti anonimi invocando una rinascita dello spirito santagatese. Ciò che è accaduto è questo: il libero giudizio è stato sistematicamente sostituito dalla propaganda e il dissenso rispetto all’amministrazione comunale è stato indicato come un pericolo per la società. In due parole: la libertà dei santagatesi non è stata vista come il naturalissimo valore su cui far crescere la comunità ma come una minaccia da cui guardarsi per far prevalere in ogni ambito la propaganda del carrierismo partitico. Così Sant’Agata dei Goti, che nell’ambito della provincia e della storia più ampia ha sempre espresso una vivacità politica e culturale, è diventata sempre più una cittadina in declino senza voce, senza critica, senza libertà di pensiero, senza amor patrio completamente esposta all’arbitrio, alla prepotenza, al tornaconto personale.

C’è qualcuno che in tutta sincerità può non riconoscersi in questa perfino indulgente ricostruzione dei fatti? Tutti sanno che ho solo detto ciò che è accaduto e tutti sanno che il nostro paese ha bisogno di recuperare l’esercizio critico della ragione e della parola per ridare ai santagatesi quella pace sociale e quell’ordine istituzionale in cui il conflitto, il confronto, la critica non sono lesa maestà ma il piacere stesso di riconoscersi come santagatesi e crescere insieme dicendosi in piena libertà ora sì e ora no. Il voto del 26 maggio, allora, non è solo per un fisiologico cambio amministrativo ma anche per ridare a Sant’Agata dei Goti il gusto del dissenso e il dovere di pensare ed esprimersi liberamente in pubblico senza timori. In questo senso, Insieme si cambia ha già vinto perché quella lista non si è sottratta al dovere di dissentire. E’ tutto qui.

“Non abbiate paura” diceva Wojtyla. Non abbiate paura. Rimettete nelle mani di Sant’Agata dei Goti il destino di Sant’Agata dei Goti. Oggi, attraverso una non perscrutabile eterogenesi dei fini, si avvera il senso di quei tazebao di trent’anni fa che io e Tonino scrivevamo con amor di patria per la rinascita santagatese.



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