di Giancristiano Desiderio
Mentre Mario Draghi leggeva la lista dei ministri del suo governo –
nome, cognome e ministero – mi giungevano messaggi sul telefonino il cui senso
era uno solo: “Allora, che dici, sei deluso? Io sì”. Conviene essere chiari fin
da subito. Lo si può dire con una battuta che non è una battuta ma verità nuda
e cruda: questo è il governo Draghi, non un governo di draghi.
Ma i draghi non esistono e se volete la palingenesi rivolgetevi all’Amore, a
Dio, alla Fortuna, non alla politica. Dai governi bisogna attendersi solo una
cosa: che non diano fastidio, non che salvino il mondo che è salvo di suo. Il
compito del governo Draghi è ridare Costituzione e normalità. Sarebbe già
tanto. Ci riuscirà? Sarà valutato su questo. Il suo valore sta nel non essere
il governo Conte 2. Per il resto, pur considerando cosa ci vuole per fare un
po' di cose buone, avrà lo stesso trattamento intellettuale e politico che
riservo a tutti: pane al pane e vino al vino.
Non ci sarebbe davvero
nient’altro da aggiungere se non fosse che abbiamo dietro le spalle un anno di
epidemia e di dilettantismo emergenziale al quale ancora non si capisce come si
metterà rimedio. Qui, o Draghi, si parrà la tua nobilitate: non nel
senso che con una bacchetta magica il presidente del Consiglio dovrà tirare fuori
dal cilindro il coniglio, bensì nel significato più modesto che dovrà
persuadersi che la strada di ieri, fatta di chiusure pratiche e mentali, non
può essere più percorsa e, virus o non virus, bisognerà imboccare la via
maestra, che non avremmo mai dovuto abbandonare, della convivenza per
rispondere ai pericoli affrontandoli con ragione e rigore. Il vaccino è
indubbiamente utilissimo ma credere che sia la panacea di tutti i mali è
illusorio. Come è illusorio cambiare strategia e non stratega, soprattutto
quando gli strateghi come Arcuri e Speranza hanno dimostrato ampiamente di
essere specialisti in fallimenti.
Il governo Draghi è a
tutti gli effetti un governo politico per il banalissimo motivo che tutti i
governi sono politici in quanto la politica stessa altro non è che una tecnica.
La differenza, dunque, è tra tecnici e tecnici. I ministeri più politici,
inoltre, sono proprio quelli tecnici che lavoreranno di stretta intesa con il
capo del governo. La presenza cospicua dei politici – la maggioranza dei quali
è lì come una bandierina o una statuina – credo che ci sia per volontà del
presidente Mattarella e, del resto, l’esecutivo è proprio il governo dei due
presidenti. Ma la presenza dei politici, con una maggioranza molto ampia, fa sì
che il governo non possa essere buttato a mare, altrimenti con una pietra al
collo si butterebbe a mare gran parte della insolita maggioranza che più che
una unità nazionale rappresenta l’unità della disperazione.
Per capire dove
andiamo bisogna ricordare sempre da dove veniamo. Ebbene, veniamo da una
stagione di demagogia e di giustizialismo in cui i due governi precedenti, con
la maggioranza relativa nelle mani del M5S, aveva condotto l’intero Paese –
dunque, non solo il governo – dritto dritto verso una sorta di suicidio
collettivo. Ora abbiamo cambiato strada. Questo è già un risultato. Quanto alle
solite storie politicanti della cronaca partitica italiana – che cosa farà
Tizio e cosa Caio, cosa farà Di Battista e quanto conta davvero il sovranismo
di Salvini e il Pd che cos’è e cosa non è – lasciano il tempo che trovano. E’
più importante notare, invece, che il movimento rivoluzionario di Beppe Grillo
aveva fatto della retorica dell’Anticasta la sua bandiera irrinunciabile ma lo
stesso M5S è diventato la nuova Casta, tanto che Luigi Di Maio è stabilmente al
governo con il Conte 1, il Conte 2 e il Draghi. Forse, in questo è davvero
l’unico draghetto in circolazione: il draghetto della Nuova Casta.