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Io, Dio e AstraZeneca

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Povera e nuda · 13 Marzo 2021
Tags: vacciniAstraZenecaprofsicurezza

di Giancristiano Desiderio

La settimana scorsa mi è stata somministrata una dose di AstraZeneca. Non ho avuto alcuna conseguenza: né febbre, né dolori. Solo un leggero mal di testa che credo sia stata più suggestione che realtà. Fra due mesi ho il “richiamo” per la seconda dose. Non ho motivi per rifiutare la seconda iniezione: la farò per tutelare me, i miei cari e ritornare a una vita che non sarà più “quella di prima”, ma che pur deve riacquistare i caratteri della vita civile – relazioni, amicizie, lavoro – che rendono la vita degna di essere vissuta.

Eppure, intorno ai vaccini si è diffuso un tale clima di paura che gli insegnanti – o un numero non piccolo di insegnanti – ritengono di non vaccinarsi o di rinunciare alla seconda dose. Tale sentimento di sfiducia, che sconfina nell’irrazionalità, va contrastato con esempi e argomenti. Tuttavia – e ce lo dobbiamo dire con onestà intellettuale –, la sfiducia non è il frutto di un capriccio ma di una mentalità insieme anti-scientifica e anti-costituzionale che fin dall’inizio dell’epidemia da Covid-19 è stata adottata proprio dai rappresentanti sia della scienza sia delle istituzioni in nome del mito da cui tutto discende: la Sicurezza Assoluta.

In Inghilterra su dieci milioni di vaccinati con AstraZeneca si sono verificati 193 casi con effetti collaterali importanti. Quindi, una cosa come lo 0,002 per cento E, allora, la domanda da porsi è questa: un Paese moderno, quale l’Italia è o ritiene di essere, che crede nei suoi mezzi scientifici e istituzionali può mettere in conto un rischio di tale entità e avviarsi così ad uscire da un’epidemia che da un lato ha mietuto più di centomila vittime e dall’altro ha piegato la evidentemente debole vita civile ed economica? Se rispondiamo di no, allora, sacrifichiamo sull’altare del mito ossia della inesistente sicurezza assoluta anche le utili ragioni sperimentali della ricerca scientifica, dopo avervi sacrificato i due caposaldi della democrazia liberale: libertà e lavoro.

Nella prima fase della storia della pandemia ci siamo adattati, per difendere la fragilità del sistema sanitario, allo scambio tra sicurezza e libertà. I risultati che abbiamo ottenuto sono sotto gli occhi di tutti. Nella seconda fase, con il caso dei vaccini AstraZeneca, lo scambio è tra sicurezza assoluta e sicurezza relativa: per avere la prima, che non esiste, si rinuncia alla seconda che non solo esiste ma è anche molto affidabile ed è il frutto di quell’etica del lavoro e di quella libertà che mai si devono scambiare con beni inferiori o relativi per il semplicissimo motivo che lavoro e libertà non sono di impedimento per la sicurezza e di ostacolo alla salute ma ne sono la necessaria pre-condizione.

Dall’anno di epidemia, pandemia, infodemia abbiamo senz’altro molto da imparare. La prima lezione riguarda la consapevolezza della inesistenza di un mondo sicuro al cento per cento. Non c’è, non esiste. La vita umana è insicura per definizione e lo scambio tra sicurezza e libertà è equivoco perché la prima non esiste senza la seconda. Chi vuole la sicurezza assoluta si faccia Dio e cambi le regole del gioco (ammesso e non concesso che Dio possa cambiare le regole del gioco).

tratto dal Corriere del Mezzogiorno del 13 marzo 2021



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