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La Juventus e la teoria del complotto

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Povera e nuda · 3 Novembre 2019
Tags: JuventusNapoliInterVarladriarbitroerrore

di Giancristiano Desiderio

La Juventus è per gli antijuventini né più né meno che la Rubentus, insomma ladri. La sola presenza della squadra che fu di Sivori e di Platini basterebbe, secondo gli antijuventini, a falsare tutto. Il giudizio degli antijuventini, che riguarda soprattutto napoletani e interisti, è elementare: la Juventus vince perché, in un modo o nell’altro, è aiutata a vincere dagli arbitri. Il pregiudizio antijuventino è talmente forte e convinto che scatta anche in assenza della Juventus. Ad esempio, se il Napoli o l’Inter perdono una partita per un errore arbitrale, il tifoso napoletano o interista ricorre ad una sorta di argumentum ad hominem dicendo che alla Juventus una cosa del genere non sarebbe mai accaduta e, comunque, ora che il fatto è accaduto al Napoli o all’Inter chi se ne avvantaggia è proprio la Juventus e, quindi, è evidente che esiste un complotto per far vincere la Juventus.

La teoria del complotto juventino è seconda solo alla teoria marxista che vedeva nell’esistenza dello Stato di diritto della borghesia un complotto universale contro il resto del mondo. La differenza sta nel fatto che la teoria marxista della falsa coscienza è finita mentre la teoria del complotto juventino gode di ottima salute e non c’è critica, prova, buonsenso che possa smentirlo.

L’esistenza indiscutibile del complotto pro-Juventus non solo per far vincere la Juventus ma anche per non far vincere il Napoli e l’Inter è all’origine dell’introduzione della moviola in campo, la cosiddetta Var. Aldo Biscardi, mitico inventore del Processo del lunedì, intuì che nei tifosi italiani c’era un grande risentimento contro l’egemonia juventina e la innalzò prima a dignità di calcio commentato, parlato, giudicato e poi le costruì un vero e proprio tribunale con cui mettere sotto processo il campionato e, quindi, la Juventus. La Var in campo altro non è che il famoso moviolone delle trasmissioni di Aldo Biscardi che non a caso spingevano proprio per l’introduzione della tecnologia nel calcio. Il moviolone, infatti, svelava che vi erano errori nelle valutazioni arbitrali e, guarda caso, erano errori che andavano quasi sempre - per non dire sempre e basta – a vantaggio della Juventus.

Il caso più clamoroso è quello del gol di Turone in Juventus-Roma che fu annullato per fuorigioco: la bandierina alzata del guardalinee annullò un gol regolare e cambiò la storia del campionato 1980/81 che fu poi vinto dalla Juventus. Le recriminazioni della Roma e dei romanisti per quel gol fantasma non sono mai finite. Il gol di Maurizio Turone sarebbe stato convalidato se ci fosse stata la moviola in campo. Dunque, ecco la soluzione per evitare le ruberie della Juventus e svelare al mondo intero il complotto juventino: la Var.

Eccoci giunti ai giorni nostri. Sull’onda di una filosofia tribunalizia e di un rancore giustizialista la Var è stata adottata ma, cosa strana assai, la Juventus continua a vincere inarrestabilmente il campionato. Basterebbe questo fatto per far crollare la teoria del complotto juventino, ma un complotto non cade così facilmente. Infatti, chi crede ai complotti è disposto a cambiare i fatti pur di salvare la (cattiva) teoria. Non solo. L’uso della Var non ha né eliminato né ridotto gli errori arbitrali ma li ha o trasformati o trasferiti. Questo dovrebbe condurre a capire che l’errore è un elemento del gioco e che l’arbitro cadendo in errore senza la Var e con la Var è in buonafede. Invece, per i complottisti la persistenza degli errori conferma proprio ciò che smentisce: la malafede arbitrale e la non-volontà di eliminare gli errori la cui esistenza è la prova provatissima dell’esistenza del complotto universale pro-Juventus.

La Var si è trasformata in men che non si dica da elemento di giustizia in fattore di ingiustizia. Avrebbe dovuto eliminare non solo le polemiche ma soprattutto le ruberie e invece alimenta quella risentita filosofia tribunalizia che vede in ogni manifestazione del mondo, sempre così vario e interessante e gustoso, un’ingiustizia da processare e condannare. Il campionato di calcio italiano sembra sia diventato l’origine stessa di questa mania di ricorrere alla magistratura o a un tribunale o un giudice pur che sia per ottenere per altra via ciò che non si ottiene sul campo. Dopo la partita Napoli – Atalanta, un senatore e un deputato, Gaetano Quagliariello e Paolo Russo, hanno presentato un’interrogazione urgente al ministro dello Sport. L’idea è quanto mai semplice: avere giustizia fuori dal campo visto che in campo non c’è giustizia e che lo stesso sistema che si è adottato per ottenere giustizia – la Var – si è trasformato in un sistema massimamente ingiusto.

Nessuno sembra essere sfiorato dal dubbio che non vi è ingiustizia e che, al contrario, proprio il convincimento di “far ricorso” ad uno strumento per ottenere giustizia rischia di giustiziare il calcio in sé. La discrezionalità arbitrale, infatti, è essa stessa parte del gioco e l’idea che ci sia una sorta di leva extra-calcistica sulla quale poggiarsi per giudicare produce solo un effetto anti-calcistico. Detto in due parole: la Var è anti-calcistica e ne va fatto un uso limitato (proprio come per avere giustizia è necessario fare un uso limitato del tribunale). Va bene per il fuorigioco  - dove sono in gioco centimetri e, a volte, ridicolmente millimetri -  ma non va bene per il gioco ossia per l’azione, il contatto fisico, lo scontro. Il gioco del calcio non è un video-gioco.

Dunque, bisogna rassegnarsi: la Juventus va battuta nell’unico modo possibile, sul campo, giocando, e non per via giudiziaria. Bisogna rassegnarsi anche alle polemiche che, se viste nella loro giusta dimensione, sono piacevoli, significative, gustose, argute e a volte creano una sana e bella aneddotica e financo umanissima letteratura. Non a caso mi vengono in mente le parole di Guglielmo da Baskerville ad Adso di Melk ne Il nome della rosa che potete adattare al campionato italiano sostituendo amore con Juventus: “Quanto sarebbe quieta la vita senza l’amore. Tanto sicura, tanto calma…tanto noiosa”.



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