di Giancristiano Desiderio
Tutti vogliono la scuola sicura. Anzi, “in sicurezza”.
La vuole il ministro Azzolina, il presidente Conte, i presidi, i sindacati, le
famiglie, i professori e le professoresse e, forse, anche i ragazzi e le
ragazze ma non ne sono troppo sicuro perché almeno loro credo abbiano
conservato quel sano istinto della vita e quel sano “istinto della verità”,
come la definiva Hegel, che ti fanno capire che se vuoi vivere e vuoi pensare
per vivere secondo libertà allora devi accettare l’incertezza, l’insicurezza, il
rischio, il pericolo. Ma, purtroppo, proprio con la scuola si stanno
raggiungendo vertici di stupidità che fanno apparire perfino lo
“straordinario”, secondo la sua auto-celebrazione, commissario straordinario
Arcuri una sorta di genio alla dottor Wolf che risolve problemi.
Siccome nessuno lo dice, allora, abbiate pazienza ma
la verità nuda e cruda la spiattello io. La scuola non potrà essere mai e poi
mai messa “in sicurezza” contro un virus che si passa da persona a persona
perché la scuola, per usare Nietzsche, è umana, troppo umana, umanissima. Ma
questi, che non ci capiscono nulla, la vogliono disumana. La scuola è l’esatto
opposto del distanziamento fisico-sociale e solo chi o è stupido o fa lo
stupido può proporre una scuola con distanziamento fisico-sociale. Ma il punto
più importante della questione non è nemmeno questo. Fin qui, infatti, credo
che ci possano arrivare tutti giacché tutti credo abbiano conservato il ricordo
della propria esperienza tra i banchi.
Il punto vero da considerare e tenere bene a mente è
che a scuola – soprattutto nella scuola al suo massimo livello: ossia scuola
elementare e liceo classico, sempre che esista ancora qualcosa del genere – non
si può insegnare proprio la sicurezza perché essa, la Vita, è sempre insicura e
se si vuole ottenere un poco di sicurezza ed essere un po’ padroni di sé stessi
è necessario prima di tutto accettare l’incertezza di fondo dell’esistenza. Chi
intende insegnare la sicurezza assoluta, sia con il sapere sia con
provvedimenti governativi, crea solo miti e siccome i miti sono falsi e
bugiardi ottiene il contrario di quanto cerca: l’insicurezza assoluta. Se apro
un libro di John Dewey, che è considerato il maggior pedagogista del secolo
scorso, un libro che s’intitola La ricerca della certezza, leggo l’incipit
che suona così: “L’uomo vive in un mondo pieno di rischi ed è costretto a
cercare sicurezza”. Per avere un po’ di sicurezza, che è sempre un bene
relativo, l’uomo non può fare altro che accettare di vivere in un mondo che è
sempre stato, che è e che sarà sempre pieno di rischi.
Solo nei regimi totalitari, in cui la scuola serve a
creare consenso propagandistico per il governo totale, si pretende di insegnare
e di imporre la falsa sicurezza assoluta. Che non a caso coincide con la
massima insicurezza vera. Come è possibile che non ci si avveda che quanto si
sta facendo intorno al cadavere di ciò che resta della scuola italiana coincide
esattamente con questo modello mentale e politico della subcultura totalitaria
in cui si pretende governare in modo assoluto i corpi e le anime alla maniera
degli ingegneri delle anime?
L’ultima trovata è quella del plexiglass. In pratica,
in ogni aula verrebbero inserite delle cabine telefoniche e in ogni cella si
infilerebbe la povera anima in pena che dovrebbe indossare anche uno schermo
visivo, tipo quelli che indossano i saldatori. Si tratta di una completa
idiozia, talmente scema che ho perfino vergogna a scriverne. Chi ha una certa
idea – che significa età incerta, tanto per stare in tema – ricorderà le care vecchie
cabine telefoniche. Quelle in cui si diceva, secondo una classica battuta, che
il Pli facesse i suoi congressi (ma il fatto che la cultura politica liberale
sia così minoritaria spiega di per sé perché ci troviamo in queste miserevoli e
risibili condizioni spirituali). Ebbene, ogni alunno sarebbe in una cabina
telefonica. E secondo voi un adolescente o un bimbo infilato là dentro sarebbe
al sicuro? E quando si faranno le prove di evacuazione che simulano il
terremoto cosa accadrà? E quando ci sarà, speriamo di no ma il rischio sismico
è alto in Italia perché la Terra è ballerina-incerta per definizione, il
terremoto cosa accadrà? Ma, soprattutto, l’insegnante ridotto a una sorta di
impiegato che sta dietro agli schermi o a una sorta di insetto come una mosca
sul vetro, come pensate che potrà mettere in scena il dramma della conoscenza
(sì, perché la conoscenza è un dramma e il buon professore è a suo modo un
attore, un suscitatore di buone emozioni)?
La scuola non esiste più. Doveva accadere. E’
accaduto. Il virus è un’astuzia della cronaca ragionata per porre fine in modo
definitivo alla storia della scuola italiana lunga poco più di un secolo e
mezzo: iniziata con il monopolio religioso della Chiesa e finita con il
monopolio subculturale dello Stato. Oggi c’è la post-scuola. La scuola
rinascerà altrove, in altri modi, perché le cose vere nascono dalle esigenze e
dalle necessità, non dalle stupide imposizioni.
A me, per piacere,
lasciatemi solo. Lo diceva Carlo Emilio Gadda: "Vi prego, lasciatemi
nell'ombra". Ecco, vi prego, lasciatemi nell'ombra, anzi, dimenticatevi di
me, non mi venite a cercare. Lasciatemi tranquillamente nella sana insicurezza
della Vita e della Libertà a cui sono tanto affezionato.