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Se a fare l'autonomia non è la Lega

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Italia mia benché · 1 Dicembre 2019
Tags: salvinilegapdM5Sautonomiadifferenziataboccia

di Luigi Ruscello

Il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, e quello per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, sono meridionali ed entrambi appartengono al Pd, cioè quel partito icasticamente definito da Desiderio “del potere inutile”.
Il primo è siciliano e vice direttore della Svimez dal 2016. Il secondo, invece, è pugliese e dal 1998 insegna discipline economiche all’Università Cattaneo di Castellanza dove, dal 1998 al 2005, ha diretto il CERST. Dal 2016 è presidente del Centro di Ricerca interdisciplinare su Governance e Public Policies presso l'Università degli Studi del Molise.

Ma perché questo pistolotto?

Per dimostrare che non sono due mezze calzette pentastellate, almeno secondo la vulgata mainstream, ma due meridionali “acculturati”.
Tanto premesso, il ministro Boccia, non è dato sapere se di concerto con Provenzano, ha inviato alle Regioni la proposta di legge quadro che dovrebbe fare da cornice alle intese con i singoli territori per l’attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, relativo al regionalismo differenziato.
Essa si compone di soli due articoli. Il primo, definisce la metodologia da seguire per le intese; mentre, il secondo entra più nei particolari, come, ad esempio, i LEP (livelli essenziali delle prestazioni). Ma, come al solito, poiché la fantasia italiana non ha limiti, viene considerata una nuova figura, come se già non bastassero quelle esistenti. Ai LEA, LEP, costi standard, costi storici assoluti e pro-capite, fabbisogni standard, si vengono ad aggiungere gli “obiettivi di servizio”. Trovandosi ad ampliare lo spettro degli indicatori, potevano essere contemplati anche i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs), contenuti nell’Agenda ONU 2030.

La cosa più grave però è costituita da un piccolo particolare (!) e cioè quanto stabilito nell’art. 2. In esso, tra l’altro, è previsto che i livelli essenziali delle prestazioni, gli obiettivi di servizio e i fabbisogni standard, se non individuati entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge di approvazione dell’intesa, saranno determinati da un Commissario, con buona pace della Repubblica parlamentare. Al riguardo, è da precisare che la SOSE, pur richiamata nella bozza, ha già presentato al Parlamento il suo rapporto a gennaio del 2017. Ma, poiché i LEP sarebbero troppo favorevoli per il Sud, è stato subito accantonato. Inoltre, come già evidenziato a suo tempo da Viesti, nell’ultimo comma viene posto un termine di dieci anni per la verifica. E se le cose non sono andate bene? Si ritorna indietro? E come?

Comunque, al di là delle critiche più specificamente giuridiche, ma anche di merito e del tutto condivisibili, avanzate da Villone, che mi appare ormai come l’ultimo dei mohicani, non mi sembra che si siano registrate ferme prese di posizione sulla legge quadro, come invece si fece durante il governo giallo-verde (chissà cosa ne pensa la Svimez e in particolare il vice direttore).
Anzi, la fretta mostrata dal ministro Boccia sembrerebbe darmi ragione perché il 27 settembre scorso, nel concludere il mio intervento in una manifestazione organizzata a Venosa da “La piazza pubblica”, mi auguravo che le imminenti elezioni regionali non provocassero le stesse “voglie” del 2001, con la mai abbastanza deprecata riforma costituzionale.

Ma, purtroppo, sembra che i fatti mi diano effettivamente ragione se il 14 scorso il Corriere della Sera, nell’edizione di Bologna, titolava: “Autonomia, assist di Roma all’Emilia”.
In conclusione, dove non è riuscito Salvini ci stanno provando, pervicacemente, i nostri eroi meridionali, cui intitoleremo strade e piazze (non ditelo ai neoborbonici, per carità).
E i parlamentari 5Stelle? Penso che siano diventati ferventi ammiratori di Cronin.

P.S.: non è previsto da nessuna norma che l’autonomia differenziata si debba per forza concedere, come precisato dallo stesso art. 116, c. 3, della Costituzione:
«Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, …, possono essere attribuite ad altre Regioni, …».



Blog di critica, storia e letteratura di Giancristiano Desiderio.
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