di Luigi Ruscello
Il Mibact ha
segnalato che sono 44 le città candidate al titolo di Capitale Italiana della
Cultura 2021 ed entro il prossimo 2 marzo vanno presentati i dossier di
candidature. Per il 2020, invece, la vincitrice è stata Parma che l’ha spuntata
sulle altre finaliste: Agrigento, Bitonto, Casale Monferrato, Macerata, Merano,
Nuoro, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Treviso.
Tanto
premesso, è da precisare che Benevento non potrà partecipare a questa edizione perché,
ai sensi dell’articolo 2 del bando, non potevano presentare la candidatura i
comuni che lo avessero già fatto per il 2018 e 2020. E Benevento, infatti, rientra
in questa casistica. Pertanto, se la normativa non cambierà, Benevento lo potrà
fare per l’edizione del 2022, e, sempre se i termini non muteranno, entro il
mese di marzo del 2021 si dovrà presentare il dossier di candidatura.
Ritengo che
la partecipazione a tale manifestazione potrebbe rappresentare un’ottima
occasione per superare gli attuali schemi di gestione della cosa pubblica e gettare
le basi per un vero sviluppo autogeno. Il fallimento delle precedenti partecipazioni
credo sia stato determinato da una gestione affrettata e autoreferenziale.
Tutto il contrario cioè di quello che dovrebbe essere il modus operandi.
La lettura sul
sito del Mibact del giudizio sintetico espresso dalla commissione esaminatrice sul
dossier presentato è quanto mai illuminante: «Benevento: La progettazione
culturale per capitale cultura 2020 non sembra produrre discontinuità rispetto
alla programmazione ordinaria. La dimensione sociale pare poco definita, le
voci di bilancio relative alla parte di marketing e attrattività paiono
inadeguate.»
L’organizzazione
per la partecipazione alla prossima edizione dovrebbe iniziare dunque già da
ora chiamando a raccolta tutte le energie cittadine, nessuna esclusa.
Al di là
delle personalità internazionali originarie della nostra provincia come, ad
esempio, Antonio Iavarone, Antonio Pappano e Mimmo Paladino, abbiamo uno stuolo
di studiosi locali da far invidia a tante altre realtà.
Se da un
lato, come si apprende dalla cronaca giornalistica, lo scienziato Iavarone non
manca mai di sottolineare la sua disponibilità ad iniziative concrete, e il maestro
Pappano ha iniziato una feconda collaborazione con l’Orchestra Filarmonica di
Benevento, non si comprendono ancora i motivi (economici o personalistici) per
cui non si possa instaurare un confronto altrettanto produttivo con il maestro Paladino.
La
predisposizione del dossier, dunque, dovrebbe essere occasione di incontro e di
dialogo, chiamando a raccolta tutte le realtà culturali cittadine e provinciali,
che non mancano, sia nel numero, sia nella qualità.
Le
condizioni di base ci sono tutte per sollecitare e coinvolgere tutti i
cittadini e, in definitiva, potrebbe rappresentare l’opportunità per il
superamento della mentalità clientelare che ci affossa da decenni.