di Giancristiano Desiderio
Le cose che sono accadute in Italia in queste
settimane di follia collettiva faremmo bene a tenerle bene a mente per sempre.
Infatti, i fatti - ripeto: i fatti - dimostrano che il disastro sanitario che
si è sviluppato sotto i nostri occhi non è il frutto del caso ma di ignoranza e
di scelte sbagliate. Andrea Crisanti, che a Padova è direttore del dipartimento
di medicina molecolare e professore di epidemiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera
dell’università padovana, in un’intervista rilasciata a globalist.it ha
chiarito perché la strategia adottata nell’area di Vo’ Euganeo e, quindi, del
Veneto ha funzionato e perché il tanto decantato modello italiano è invece un
disastro: “La nostra strategia è quella che si usa in tutte le epidemie ed è
quella classica di una sorveglianza attiva. Punto. Cosa che non è stata mai
fatta finora. E’ stato fatto male il contenimento e male la sorveglianza. Male
il contenimento perché non ha senso tenere tutte le persone a casa e le
fabbriche aperte. Solo ora è stato fatto un piccolo passo in questo senso. Una
follia”. Proprio così: una follia. Perché non solo non si è fatto quanto si
deve fare in un’epidemia, ossia la sorveglianza attiva che ci avrebbe
avvicinato alla efficiente strategia della Corea del Sud, ma anche quanto si è
scelto di fare è stato fatto male sia per il contenimento sia per la
sorveglianza. Un disastro completo.
Andrea Crisanti ha subito studiato il caso di Vo’ e si
è reso conto che al momento del primo contagio c’era il 3 per cento della
popolazione positiva. Un dato molto alto. Immediatamente è stata applicata la
strategia della sorveglianza attiva che, avendo come punto di partenza il
contagiato, allarga a centri concentrici la effettuazione dei tamponi, sia ai
sintomatici sia agli asintomatici, e così tiene sotto controllo la diffusione
del morbo in maniera mirata. Purtroppo, questa strategia, che non nasce ora ma
appartiene alla storia della medicina, in Italia non è stata fatta: “Temo che
in Italia – ha detto con sconforto Crisanti – manchi la cultura epidemiologica
per affrontare le epidemie. Le persone che hanno consentito a Paesi interi di
uscire dalla malaria, dal tifo e dal colera purtroppo non stanno più tra noi. Altrimenti
questa epidemia avrebbe avuto un’altra storia”.
Ora, se è vero quanto dice l’epidemiologo e virologo di
Padova – ed è vero perché riguarda la stessa storia medica e il caso accertato
del Veneto – allora è bene capire che in Italia è venuto meno il servizio
sanitario nazionale. E, infatti, Crisanti lo dice con chiarezza: “E’ crollata
la capacità del servizio sanitario di intervenire. Come fa un servizio
sanitario a far fronte a questa marea se non sono stati identificati i casi sul
territorio? Non hanno fatto la tracciabilità, non hanno fatto prevenzione?
Nessuna epidemia si controlla con gli ospedali, nessuna”. E, invece, si è
preteso di fare proprio questo. Così è accaduto che la mancanza di sorveglianza
attiva, la inesistenza di tracciabilità, il vuoto di conoscenza ha riversato un numero eccessivo di malati negli ospedali lombardi e i numeri che
son venuti fuori – il 12 per cento della mortalità – sono il frutto di una
situazione epidemiologica e sociale fuori controllo giacché in Lombardia il
numero reale dei contagiati è molto più alto, almeno più di 100mila, rispetto al
numero testato, e testato male, dei contagiati noti.
Dunque, il cuore di questa vicenda è nella stessa
storia che abbiamo vissuto e dalla quale stentiamo ad uscire aggiungendo al
danno sanitario i danni economici e civili che il governo vi ha inferto con
mano tanto ferma quanto stupida: sono necessarie la sorveglianza attiva, la
tracciabilità e la individuazione dei positivi e giammai – giammai! – la chiusura
totale di un’intera nazione che dal giorno alla notte perde libertà, razionalità,
risorse.
Le cose che sono accadute in Italia in queste
settimane di follia collettiva faremmo bene a tenerle bene a mente per sempre.
Tutti. Perché in un attimo questo Paese, per sua intrinseca malattia e non
perché attaccato dal morbo pestifero di Caffa, è piombato in un’ora buia
negando la razionalità medica, le libertà civili e personali, creando e
diffondendo panico sociale. Bisogna fronteggiare un’epidemia, come ancora
bisogna fare, e ci siamo ritrovati con l’esercito per le strade e con gli
stessi bravi Italiani che chiusi nelle case gridavano “dagli all’untore” se
vedevano passare un povero disgraziato che correva sotto casa. Abbiamo
assistito in poco tempo alla totale scomparsa del ministro della Salute, alla
chiusura del Parlamento, alla trasformazione del presidente del Consiglio in un
dittatore romano e al solito consenso degli Italiani che son passati dalla
retorica per la Costituzione più bella del mondo alla negazione dei diritti
civili e delle libertà fondamentali riuscendo a perdere in un sol colpo, tra
canti e balli sull’immancabile balcone, salute, libertà, dignità.
Le cose che sono accadute in Italia in queste
settimane di follia collettiva faremmo bene a tenerle bene a mente per sempre. L’inarrestabile
ascesa dei cretini di governo ci ha condotto a un mezzo passo dalla fine del
mondo. Ho letto e ho ascoltato i soliti vaniloqui e sproloqui sul capitalismo
che dimostrano che il vero virus è quello dell’ignoranza e delle ottuse
ossessioni. Sono stati imbastiti dibattiti idioti sui sistemi politico-sociali –
è la sconfitta del liberismo e la vittoria del comunismo, e scemenze di questa
natura come se non avessimo alle spalle il Novecento – e mentre si moriva e si
muore per il disastro del sistema sanitario, in pratica per le inefficienze e
stupidità stataliste moltiplicate su scala regionale – si è preso ad esaltare
il totalitarismo della Cina ed è stata fatta strame della nostra cultura della
libertà che, invece, soprattutto in momenti drammatici deve sempre restare il
mezzo e il fine con cui pensare e agire. Già, pensare e agire liberamente. Persino
la libertà di pensiero, il sacrosanto diritto a svolgere l’esercizio della
critica e a pensare con la propria testa, è stata indicata come un disvalore e
come una minaccia per la benevolenza degli Italiani a instaurare la dittatura
degli imbecilli. Mentre il dittatore romano-pugliese, con il Parlamento chiuso
per malattia, appariva in televisione…
Le cose che sono accadute in Italia in queste
settimane di follia collettiva faremmo bene a tenerle bene a mente per sempre.