di Giancristiano Desiderio
Coloro che vaneggiano di élite e popolo senza sapere
che si tratta di una scimmiottatura della scimmiottatura della lotta di classe
inventata da Marx tra borghesia e proletariato appartengono all’élite dei fessi
o dei furbi. Marx fu un cattivo interprete della dialettica di Hegel della
quale in teoria non capì nulla mentre in pratica mise il cappello sui conflitti
della storia innalzando a categoria di scienza ciò che era nuda realtà
empirica. La teoria della lotta di classe non ha nulla di scientifico mentre si
è rivelata una potente arma di propaganda politica che ha trasformato il
risentimento - che è sempre il
sentimento più diffuso dalla notte dei tempi -
in coscienza di classe al fine di instaurare sulla povera classe dei
proletari la dittatura dell’élite del Partito comunista. Quanto avviene oggi
con la tragicommedia della propaganda via social
della contrapposizione tra élite e popolo è una maldestra riedizione
dell’invenzione marxista che dà ragione a Marx almeno in questo: “La seconda
volta è una farsa”.
Il 14 luglio 1789 in Francia aveva fornito ai borghesi
europei che vivevano ancora sotto i dispotismi illuminati, che iniziavano a
spegnersi, il modello della lotta politica: la rivoluzione. Marx creando
l’Ideologia per la coscienza di classe e invitando i proletari di tutto il
mondo a unirsi e organizzarsi nel Partito per prendere il potere indicava un
modello sicuro: la rivoluzione. Sennonché, mentre alla rivoluzione francese
corrispondeva un soggetto sociale capace di creare lo Stato di diritto - modello continentale del costituzionalismo
inglese - alla rivoluzione comunista
corrispondeva un soggetto sociale che non avrebbe creato bensì distrutto lo
Stato di diritto e si sarebbe incamminato sulla “via della schiavitù”
sottomettendosi all’élite degli intellettuali del Partito, il moderno Principe
secondo il leninista Gramsci.
Da questa storia bisognerebbe ricavare almeno due
lezioni. La prima: l’unica rivoluzione politica possibile e riuscita della
storia è quella borghese. La seconda: chi lotta per abbattere lo Stato di
diritto - o il “sistema” o l’élite come
si usa con grande facilità dire oggi -
sta partecipando all’uccisione della propria libertà.
Ma perché la rivoluzione borghese è l’unica possibile?
Perché la borghesia non è una vera classe sociale ma una sorta di anti-classe o
di classe aperta o classe non-classe. La borghesia riesce nell’impresa perché,
come sapevano sia Hegel sia Marx, ha il suo valore nel lavoro. E’
quest’ultimo - il lavoro - che rende autonomo il borghese e gli dà la possibilità
di creare uno Stato che garantisce la libertà di tutti, anche di chi non lavora
o perché non può o perché non vuole. Ma il lavoro fa anche qualcosa in più: fa
della borghesia la “classe media” nel senso che è la classe che proprio perché
lavora è capace di mediare tra gli opposti e così garantire la libertà. Il
lavoro è opera di mediazione. Non è un caso che la borghesia è attaccata sia da
destra - gli aristocratici, i
reazionari, i nostalgici dell’Ancien Régime, i contro-rivoluzionari - sia da sinistra - i socialisti, gli utopisti, i comunisti, i
rivoluzionari - ossia da coloro che non
vedono nel lavoro un valore. I primi si astengono dal lavoro secondo
privilegio, i secondi ritengono che il lavoro sia da superare con la società
degli eguali che implica la fine della libertà.
E’ il sempre tanto disprezzato mondo borghese che
mette al mondo la democrazia rappresentativa, il libero mercato, il pluralismo,
la società aperta perché per il borghese il lavoro non riguarda solo la vita
pratica ma anche la vita teoretica che mettendo capo a una forma di conoscenza
anti-metafisica e anti-teologica concepisce il Potere - qualunque potere, anche e soprattutto
quello della conoscenza - sempre come limitato e rende così inconcepibile
auto-contraddittorio l’esistenza di un governo assoluto o illimitato, sia che
provenga da Uno - il re, il tiranno, il
capo, il filosofo, lo scienziato, il sacerdote - sia che provenga da Molti - il popolo, le masse, il partito, la nazione.
Oggi la vecchia lotta di classe tra borghesia e
proletariato è stata riverniciata con la coppia élite-popolo ma sempre di
propaganda si tratta e ieri come oggi -
sia pure con le novità contemporanee che riguardano la tecnologia, la mezza
cultura dell’uomo-massa, la sotto-borghesia -
si mettono in discussione la democrazia rappresentativa, il libero
mercato, il pluralismo che sono istituti di garanzia per la libertà di tutti
grazie alla quale ognuno di noi è, di volta in volta secondo necessità e
secondo libertà, élite e popolo.