di Giancristiano Desiderio
La famiglia è importante, va bene. Ognuno ama chi
vuole e vive come vuole, sacrosanto. Aborto, divorzio, unioni civili stanno
bene come stanno, va bene anche questo. Ma, scusate, il triumvirato Salvini –
Di Maio – Conte non era il famoso Governo del Cambiamento (così, con le
maiuscole, per far capire che era una cosa seria)? Non era questo il governo
che avrebbe dovuto - addirittura - abolire la Povertà? Non era questo il governo
che avrebbe dovuto donare agli italiani
- addirittura - la Felicità? Non
era questo il governo che, forte della sua sovranità populista, avrebbe dovuto
fare dell’Italia - addirittura - la nazione leader in Europa? Il 2019 non
doveva essere “un anno bellissimo”? Morale della favoletta: invece dell’Annus mirabilis ci ritroviamo in un Annus
horribilis. E il peggio deve ancora arrivare.
Winston Churchill diceva che i fatti valgono molto più
dei sogni. E i fatti ci dicono che il Governo del Cambiamento è un classico
governo partitocratico da Prima repubblica in cui ciò che conta è il
clientelismo ma, rispetto al passato, con una grande differenza: non ci sono
più pani e pesci da distribuire e per pagare il voto di scambio su larga scala
si deve far ricorso ai debiti. Così oggi gli italiani sono più poveri rispetto
a ieri: non solo rispetto all’epoca a. C.
- avanti Crisi - ma anche nei
confronti della stagione d. C.: sigla che sta sia per dopo Crisi sia per
Democrazia cristiana: ossia quel partito che tutti a parole criticano ma che
tutti nella pratica rimpiangono, compreso il giovin signor grillino Giggino Di
Maio da Pomigliano d’Arco che ha stampata in faccia la nostalgia per il partito
di Gava, Andreotti e Pomicino ma non ha il coraggio di dirlo.
Almeno, in quel bel tempo andato il Sud non era in
recessione mentre oggi nell’età del reddito di cittadinanza il Mezzogiorno è
non solo tecnicamente ma anche fattualmente in recessione: “Il Sud è tornato in
recessione dopo la ripresina agganciata nel periodo 2014 – 2017” ha detto il
direttore della Svimez, Luca Bianchi, a Matera. Insomma, il Sud invece di
andare avanti va indietro, tanto che Antonio D’Amato, ex presidente di
Confindustria, ha detto che le “politiche paleoassistenziali” del governo non
aiutano l’economia ma, all’inverso, l’affossano. Ma non è solo il Mezzogiorno a
camminare come un gambero: è l’Italia intera che sta messa peggio di quando
stava male. Ferma. Zero. Il ceto benestante è diventato il ceto malestante - secondo il brutto ma efficace neologismo
che Vittorio Macioce ha usato l’altro giorno in un tanto bello quanto amaro articolo
su il Giornale. E sapete questo cosa
significa? Beh, che a fare le spese della demagogia di governo è proprio quel
ceto medio e medio basso e popolare che il governo del sovranismo populista
avrebbe voluto risollevare. Il borghese piccolo e piccolo piccolo è oggi
diventato un sottoborghese e la sua vita
- sia che viva nella famiglia naturale o tradizionale sia che viva in
una famiglia più incasinata come quella, grosso modo, di ognuno di noi - è più vicina alla soglia della povertà piuttosto
che al livello del benessere del bel tempo che fu.
Il motivo è uno e uno solo:
il Cambiamento proposto dal governo è il Peggioramento perché quando un paese
come l’Italia, che viene storicamente da un’epoca di socialismo reale, fa
fatica a crescere è da stolti e da irresponsabili indicare nello Stato e nei
debiti improduttivi della spesa corrente e clientelare l’ “uscita di
sicurezza”. Qui l’unica cosa certa è l’entrata di insicurezza: l’Italia, che
vende le cassette di arance alla Cina e prende le banane dall’Honduras, è di
nuovo in crisi e questa volta non c’è nessuna élite, nessun governo tecnico,
nessuna signora Fornero con cui prendersela.