di Giancristiano Desiderio
Benevento
ride, Napoli piange. Il Benevento è primo in classifica, il Napoli è quasi in
zona retrocessione. La squadra di Inzaghi è campione d’inverno con ben tre giornate
d’anticipo, la squadra di Gattuso è in una crisi che sembra irreversibile:
anche vincere con il Sassuolo è considerata un’impresa. La Strega inanella un
record dopo l’altro - miglior attacco, miglior difesa, 12 partite su 17 senza
subire gol -, il Ciuccio non vince da una vita e perde al San Paolo. Certo, i
sanniti giocano in serie B e i partenopei in serie A, ma la differenza di
campionato non basta né a svalutare l’entusiasmo dei beneventani da una parte,
né a ridurre la delusione dei napoletani dall’altra. Tutt’altro. Semmai, la
differenza di “divisione” alimenta ancor più i rispettivi e diversi stati
d’animo. Perché? I sanniti hanno trovato la “loro” squadra e, complice anche la
delusione per il pessimo campionato della squadra di Insigne, si sono
emancipati dal loro tradizionale tifo azzurro.
Una
volta i beneventani tifavano per due squadre: per il Napoli in serie A e per il
Benevento in serie C. L’idea di andare la domenica allo stadio per assistere ad
una partita della massima serie non era nemmeno concepita. Per il beneventano
la serie A era un altro mondo, un altro pianeta e riguardava solo il Napoli e
le altre squadre con le loro città: le milanesi, le torinesi, le romane. Altro
che Cristo si è fermato ad Eboli! Per i beneventani, dunque, è sempre stato
giocoforza vedere il Napoli come la “loro” squadra per far parte e non essere
esclusi dalla serie A. Poi, però, qualcosa è cambiato. La Strega riesce a fare
in due campionati ciò che non aveva fatto in 90 anni: prima arriva in serie B
nella stagione 2015-2016 e poi, caso unico nella storia del calcio italiano,
approda subito in serie A nella stagione successiva. E’ qui che l’amore dei
beneventani per il Napoli comincia a incrinarsi. Finalmente anche i beneventani
possono fare ciò che prima non potevano neanche sognare: la domenica andare al
Santa Colomba/Ciro Vigorito per vedere la partita della squadra cittadina
giocare in serie A con la Juventus, l’Inter, il Milan e, naturalmente, il
Napoli.
E’
quest’anno, però, con l’arrivo di Pippo Inzaghi sulla panchina degli Stregoni,
che i beneventani ci hanno preso gusto a giocare ai più alti livelli. La prima
volta in serie A è stata un’ubriacatura, una vertigine. Ma la seconda volta, se
dovesse accadere come tutto lascia immaginare che accadrà, sarà cosa diversa,
affatto diversa. Negli ultimi 24 campionati cadetti, chi ha vinto il titolo di
campione d’inverno ha poi ottenuto la promozione. Dunque, Montipò, Maggio,
Antei, Caldirola, Letizia, Kragl, Schiattarella, Viola, Tello, Sau, Coda
porteranno nuovamente la Strega in Paradiso. E ce la porteranno per restarci:
questo è, ormai, l’obiettivo evidente della squadra di Inzaghi. Per Benevento è
una rivoluzione calcistica, sociale, culturale. La classica figura del tifoso
beneventano che in serie C teneva per il Benevento e in serie A tifava Napoli
appartiene, ormai, al passato. Il mondo calcistico sannita si è emancipato
dalla sudditanza che aveva rispetto al Napoli e il Napoli, ritornando ad
un’epoca precedente a Diego Armando, ha aiutato il distacco dall’antico amore.
Ecco, ciò che resiste è il mito di Maradona.