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Nascita dell'alibi neoborbonico

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Italia mia benché · 19 Aprile 2019
Tags: neoborbonicimeridionalismosavoia

di Luigi Ruscello

Come si spiega il fiorire di associazioni e comitati che genericamente vengono indicati come neoborbonici?

Secondo Leogrande la nascita di questi movimenti neoborbonici trova la motivazione nella crisi del vecchio meridionalismo. In altri termini, il motivo essenziale è che si contrappone un qualcosa di freddo, come la narrazione risorgimentale o, per usare un’altra espressione, il nazionalismo italiano, al calore della piccola patria da recuperare.

Il motivo, invece, lo trovo in quello che già Luigi Einaudi aveva indicato nel 1905 a proposito della questione meridionale: il malgoverno.

In tal senso, sono gli anni Ottanta del XX secolo quelli decisivi, quando, come scrisse Saraceno nel Rapporto Svimez del 1990, al blocco agrario, cavallo di battaglia del meridionalismo tradizionale, si sostituisce il blocco sociale.

In verità, già nel 1960 Alfredo Todisco, in un reportage da Napoli per conto del quotidiano La Stampa, aveva definito come “una ingenua espressione del malumore meridionale” un certo atteggiamento neoborbonico che si poggiava sull'idea che, tutto sommato, ai tempi del regime borbonico si stava meglio di oggi.

Non è un caso, però, che fino agli anni Settanta, i cosiddetti anni della “golden age” meridionale, la casa monarchica preferita era quella dei Savoia. E come ci ricorda Galasso, il Mezzogiorno è stato la parte d’Italia più legata alla causa monarchica e alla Casa di Savoia anche quando era ormai esclusa ogni possibilità di ritorno monarchico.

Il disagio meridionale, dunque, acuito dalla fine degli interventi speciali (solo di nome peraltro) e dalle politiche economiche di stabilizzazione, fece sì che si ritornasse ad essere tifosi del Regno delle Due Sicilie, e quindi neoborbonici.

Cominciò a fiorire così una sorta di controstoria, chiamata impropriamente “revisionismo”, in cui tutte le colpe venivano e vengono attribuite ai cattivi del Nord.

Tuttavia, quand’anche fosse vera questa interpretazione, manca una seria e critica analisi delle responsabilità di noi meridionali.

Sono costretto a terminare, quindi, con le citazioni che non smetterò mai di rievocare, e cioè, dapprima le parole di Guido Dorso: «… le critiche e le omelie sulle sventure del Mezzogiorno non serviranno a niente se non si riuscirà a convincere i meridionali stessi della bontà della loro causa

E, poi, quelle di Norberto Bobbio: «… la questione meridionale è prima di tutto una questione dei meridionali.».



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