di Antonio De Nigro
Angelo
Panebianco sul Corriere della Sera del 4 agosto di quest’anno ha
pubblicato un editoriale dal titolo “Ritorna il partito del debito di stato “. Nell’incipit
scriveva che “i finti keynesiani sono i neo-statalisti che circolano oggi, con
la stessa arroganza dei vecchi boiardi e molti di loro non hanno mai letto un
rigo dell’economista”.
C’è
qualcuno che osa contraddirlo? Non credo. Aggiungo che questi “keynesiani de ‘noantri”
hanno letto poco anche di altri economisti. Non sanno neanche che Keynes era un
liberale, non certo uno statalista da oratorio. Aggiunge ancora Panebianco: “Chi
punta il dito contro i fallimenti del mercato spesso glissa sui gravi
fallimenti pubblici. Nella prima repubblica i discorsi sulla bontà dell’economia
mista coprivano clientelismo e lottizzazione. La ristatalizzazione di ampie
parti dell’economia potrebbe essere un delitto perfetto. Si sta determinando
una pericolosa sovrapposizione tra la divisione mercato/stato, e la divisione
nord-sud che alla lunga potrebbe far correre qualche rischio alla stessa unità nazionale”.
Bene,
io che sono un liberale, che crede nell’ economia di mercato, nella logica
delle imprese private, che ha letto e rilegge Keynes, non sono affatto un
keynesiano. Sono dalla parte di Hayek, convinto che lo statalismo sia la strada
per la povertà di massa. Ho il terrore che lo stato continui a dissipare
risorse in bonus e spesa corrente, per accontentare gli umori di una parte dei
cittadini, e dimentica che il lavoro lo creano le imprese e che in tale logica
occorrono investimenti a medio-lungo termine.
Quando Keynes, nel 1936, scrisse Teoria
dell’occupazione, dell’interesse e della moneta (Utet), circa 85 anni fa,
il quadro economico si presentava con economie chiuse, dove ogni stato batteva
la sua moneta. Vi era un basso livello dei debiti sovrani.
Nel contesto dell’economia
europea attuale, globalizzata, con una banca centrale europea, con vincoli ai
fini della stabilizzazione monetaria e alla crescita del debito pubblico, che
in alcuni paesi è ormai insostenibile, è tutto un altro film. Quindi, evocare
fantasmi, dichiararsi keynesiano, direi, senza offendere alcuno che è una trovata
bizzarra e qualunquista, forse solo utile a qualche politicante minore in cerca
di visibilità mediatica.