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Perché non possiamo dirci keynesiani

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Povera e nuda · 25 Novembre 2020
Tags: keynesdebitomonetastatalisti

di Antonio De Nigro

Angelo Panebianco sul Corriere della Sera del 4 agosto di quest’anno ha pubblicato un editoriale dal titolo “Ritorna il partito del debito di stato “. Nell’incipit scriveva che “i finti keynesiani sono i neo-statalisti che circolano oggi, con la stessa arroganza dei vecchi boiardi e molti di loro non hanno mai letto un rigo dell’economista”.

C’è qualcuno che osa contraddirlo? Non credo. Aggiungo che questi “keynesiani de ‘noantri” hanno letto poco anche di altri economisti. Non sanno neanche che Keynes era un liberale, non certo uno statalista da oratorio. Aggiunge ancora Panebianco: “Chi punta il dito contro i fallimenti del mercato spesso glissa sui gravi fallimenti pubblici. Nella prima repubblica i discorsi sulla bontà dell’economia mista coprivano clientelismo e lottizzazione. La ristatalizzazione di ampie parti dell’economia potrebbe essere un delitto perfetto. Si sta determinando una pericolosa sovrapposizione tra la divisione mercato/stato, e la divisione nord-sud che alla lunga potrebbe far correre qualche rischio alla stessa unità nazionale”.

Bene, io che sono un liberale, che crede nell’ economia di mercato, nella logica delle imprese private, che ha letto e rilegge Keynes, non sono affatto un keynesiano. Sono dalla parte di Hayek, convinto che lo statalismo sia la strada per la povertà di massa. Ho il terrore che lo stato continui a dissipare risorse in bonus e spesa corrente, per accontentare gli umori di una parte dei cittadini, e dimentica che il lavoro lo creano le imprese e che in tale logica occorrono investimenti a medio-lungo termine.

Quando Keynes, nel 1936, scrisse Teoria dell’occupazione, dell’interesse e della moneta (Utet), circa 85 anni fa, il quadro economico si presentava con economie chiuse, dove ogni stato batteva la sua moneta. Vi era un basso livello dei debiti sovrani.

Nel contesto dell’economia europea attuale, globalizzata, con una banca centrale europea, con vincoli ai fini della stabilizzazione monetaria e alla crescita del debito pubblico, che in alcuni paesi è ormai insostenibile, è tutto un altro film. Quindi, evocare fantasmi, dichiararsi keynesiano, direi, senza offendere alcuno che è una trovata bizzarra e qualunquista, forse solo utile a qualche politicante minore in cerca di visibilità mediatica.



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