di Luigi Ruscello
Da molte parti si fa sempre più
pressante la richiesta di eliminare quota100 e reddito di cittadinanza per
recuperare risorse al fine di fronteggiare la crisi determinata dal
coronavirus. Ebbene, non credo che sia una cosa
fattibile.
Se per quota 100 è possibile rivedere
i criteri di accesso rendendola non conveniente, per il reddito di cittadinanza
non credo si possa pensare ad una sua abolizione. Anzi ritengo che sia giunto
il momento di cambiarlo, ma rinforzandolo ed allargando la platea dei
beneficiari.
La prosecuzione del blocco delle
attività se da un lato farà emergere il cosiddetto “lavoro nero”, dall’altro
provocherà un impoverimento dalle conseguenze imprevedibili.
Non a caso il Governatore De Luca ha
chiesto l’intervento dell’esercito. Credo, infatti, che l’abbia fatto sì per il
rispetto delle norme vietanti gli spostamenti, ma piuttosto per motivi di
ordine pubblico proprio perché teme che vi possano essere manifestazioni sempre
più violente. Al riguardo, è da leggere un articolo apparso su Il Riformista in
cui si tratteggia la vita di un parcheggiatore abusivo di Napoli (https://www.ilriformista.it/napoli-in-ginocchio-a-rischio-migliaia-di-lavoratori-sommersi-65029/?refresh_ce).
Fino a quando potrà resistere questo
parcheggiatore?
Non intendo affatto difendere le
attività in nero, né tantomeno gli evasori fiscali. Ma, prendendone atto e non
essendo certamente questo il momento di estirpare tali fenomeni, prevedo,
augurandomi di sbagliare, che fra qualche giorno si porrà un vero e proprio
problema di sopravvivenza per migliaia e migliaia di persone, per non parlare
di centinaia di migliaia. E non solo al Sud, perché, ad esempio, non credo che
il Veneto sia del tutto esente da forme di lavoro sommerso (basta consultare
gli studi della CGIA di Mestre).
Allora, invece di utilizzare
fantasiosi moltiplicatori, che peraltro non hanno nulla di keynesiano, e mandando
al diavolo i vincoli europei, bisognerebbe prevedere non crediti di imposta ma forme
di rimborso per le imprese commisurate al periodo di chiusura in rapporto alle
dichiarazioni dei redditi, e di sussidio per le persone fisiche.
D’altronde, come riportato da Handelsblatt,
la Merkel ha deciso di sospendere il cosiddetto “freno al debito”, che pur è
previsto dalla Costituzione tedesca (https://www.handelsblatt.com/politik/deutschland/coronakrise-bundesregierung-will-ausnahmeregel-bei-schuldenbremse-anwenden/25661172.html?ticket=ST-368300-6wAJ0oq9L1k1lPOODjM4-ap1).
Non ritengo di sbagliare affermando
che, specie prorogando il periodo di chiusura, aumenterà lo stress conseguente
alla mancanza di movimento e alla forzata convivenza, spesso in luoghi non
proprio conformi ai minimi bisogni, con aumento della violenza domestica, ma
soprattutto, che la fame, perché di fame si tratterà, potrà spingere anche gli
italiani a vere e proprie sommosse di piazza.