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Proposta indecente su reddito e fame

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Italia mia benché · 24 Marzo 2020
Tags: delucavirusquota100redditodicittadinanza

di Luigi Ruscello

Da molte parti si fa sempre più pressante la richiesta di eliminare quota100 e reddito di cittadinanza per recuperare risorse al fine di fronteggiare la crisi determinata dal coronavirus. Ebbene, non credo che sia una cosa fattibile.

Se per quota 100 è possibile rivedere i criteri di accesso rendendola non conveniente, per il reddito di cittadinanza non credo si possa pensare ad una sua abolizione. Anzi ritengo che sia giunto il momento di cambiarlo, ma rinforzandolo ed allargando la platea dei beneficiari.
La prosecuzione del blocco delle attività se da un lato farà emergere il cosiddetto “lavoro nero”, dall’altro provocherà un impoverimento dalle conseguenze imprevedibili.

Non a caso il Governatore De Luca ha chiesto l’intervento dell’esercito. Credo, infatti, che l’abbia fatto sì per il rispetto delle norme vietanti gli spostamenti, ma piuttosto per motivi di ordine pubblico proprio perché teme che vi possano essere manifestazioni sempre più violente. Al riguardo, è da leggere un articolo apparso su Il Riformista in cui si tratteggia la vita di un parcheggiatore abusivo di Napoli (https://www.ilriformista.it/napoli-in-ginocchio-a-rischio-migliaia-di-lavoratori-sommersi-65029/?refresh_ce).

Fino a quando potrà resistere questo parcheggiatore?

Non intendo affatto difendere le attività in nero, né tantomeno gli evasori fiscali. Ma, prendendone atto e non essendo certamente questo il momento di estirpare tali fenomeni, prevedo, augurandomi di sbagliare, che fra qualche giorno si porrà un vero e proprio problema di sopravvivenza per migliaia e migliaia di persone, per non parlare di centinaia di migliaia. E non solo al Sud, perché, ad esempio, non credo che il Veneto sia del tutto esente da forme di lavoro sommerso (basta consultare gli studi della CGIA di Mestre).
Allora, invece di utilizzare fantasiosi moltiplicatori, che peraltro non hanno nulla di keynesiano, e mandando al diavolo i vincoli europei, bisognerebbe prevedere non crediti di imposta ma forme di rimborso per le imprese commisurate al periodo di chiusura in rapporto alle dichiarazioni dei redditi, e di sussidio per le persone fisiche.

D’altronde, come riportato da Handelsblatt, la Merkel ha deciso di sospendere il cosiddetto “freno al debito”, che pur è previsto dalla Costituzione tedesca (https://www.handelsblatt.com/politik/deutschland/coronakrise-bundesregierung-will-ausnahmeregel-bei-schuldenbremse-anwenden/25661172.html?ticket=ST-368300-6wAJ0oq9L1k1lPOODjM4-ap1).

Non ritengo di sbagliare affermando che, specie prorogando il periodo di chiusura, aumenterà lo stress conseguente alla mancanza di movimento e alla forzata convivenza, spesso in luoghi non proprio conformi ai minimi bisogni, con aumento della violenza domestica, ma soprattutto, che la fame, perché di fame si tratterà, potrà spingere anche gli italiani a vere e proprie sommosse di piazza.



Blog di critica, storia e letteratura di Giancristiano Desiderio.
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