di Alessandro Liverini
Ogni distinzione
sociale, politica, calcistica, anagrafica – a Telese – d’estate – perde
di consistenza e subisce un processo di polarizzazione.
La frammentazione diviene dualità. La confusione diviene dubbio. Il coacervo
diviene bivio. Due sole parole contano, e due sole possibilità. Nulla ha più
senso, se non la risposta alla domanda: ma tu
dove vai a fare il bagno, alla “Pera” o ai “Goccioloni”? Se
l’acqua solfurea è la somma e imperitura divinità
telesina, la “Pera” e i “Goccioloni” sono le due religioni monoteistiche. Insomma, un
po’ come dire: due piscine per un solo popolo.
È
difficile comprendere cosa cerchino i seguaci dell’una e cosa cerchino i
seguaci dell’altra. I frequentatori della “Pera”, forse, ne amano la geometria
spartana, il grande solarium a
ridosso dell’acqua, il senso di apertura e di luce cui fa da cornice, in
lontananza, il Monte Taburno che si staglia sullo sfondo dei camerini. La
predominanza del colore azzurro del cielo. I frequentatori dei “Goccioloni”
forse ne amano la geometria sinuosa, il senso di riservatezza cui fa da cornice
ravvicinatissima il Monte Pugliano, la presenza di uno spazio retrostante e
separato che serve da forum per
chiacchierate e partite a scopone
scientifico e a tresette. La
predominanza del colore verde della macchia mediterranea.
Questi
caratteri, a ben guardare, sono proprio i sentieri dell’anima nostra, le sue
luci, le sue ombre, il suo essere, il suo non-essere, il suo apparire, il suo
volere. Qualche giorno fa, passeggiando a sera sul viale che conduce alla bouvette delle terme, sotto lo sguardo
severo di Alfredo Minieri senior, un
mio caro amico che vive e lavora a Londra, ma porta Telese nel cuore, mi ha
confessato che i ricordi più belli della sua vita sono legati alla
frequentazione delle piscine solfuree. Gioia e freschezza, si fondono e
diventano bellezza. Non ha prezzo la partita a tresette col costume bagnato. Non ha prezzo la conversazione a
bordo vasca, o in acqua, con chi ri-vedi una-due volte all’anno. Non ha prezzo
dire “facciamoci l’ultimo bagno”. Non
ha prezzo gettare uno sguardo preliminare sulle piscine prima dell’ingresso,
per vedere se c’è qualche volto amico. Non ha prezzo tuffarsi dopo che il sole
è sceso sotto la linea dei camerini e l’acqua è divenuta immobile come uno
specchio. Non ha prezzo avvicendarsi silenziosamente con gli altri “bagnanti”
sulle polle d’acqua sorgiva. Non ha
prezzo tenersi addosso con orgoglio l’odore di acqua solfurea fino a sera. Si
tratta di frammenti di eternità. Di momenti di umana purezza e di verità.
“Pera”
e “Goccioloni” sono due facce della stessa medaglia. Due storie che corrono
parallele nel nostro sangue. Sono, insomma, la metafora della nostra vita, che
non è una strada predeterminata, ma dubbio, scelta, libertà.