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Telese e la religione solfurea

giancristiano desiderio
Pubblicato da in Samnium · 8 Luglio 2019
Tags: telesetermereligioneperagoccioloni

di Alessandro Liverini

Ogni distinzione sociale, politica, calcistica, anagrafica – a Telese – d’estate – perde di consistenza e subisce un processo di polarizzazione. La frammentazione diviene dualità. La confusione diviene dubbio. Il coacervo diviene bivio. Due sole parole contano, e due sole possibilità. Nulla ha più senso, se non la risposta alla domanda: ma tu dove vai a fare il bagno, alla “Pera” o ai “Goccioloni”? Se l’acqua solfurea è la somma e imperitura divinità telesina, la “Pera” e i “Goccioloni” sono le due religioni monoteistiche. Insomma, un po’ come dire: due piscine per un solo popolo.

È difficile comprendere cosa cerchino i seguaci dell’una e cosa cerchino i seguaci dell’altra. I frequentatori della “Pera”, forse, ne amano la geometria spartana, il grande solarium a ridosso dell’acqua, il senso di apertura e di luce cui fa da cornice, in lontananza, il Monte Taburno che si staglia sullo sfondo dei camerini. La predominanza del colore azzurro del cielo. I frequentatori dei “Goccioloni” forse ne amano la geometria sinuosa, il senso di riservatezza cui fa da cornice ravvicinatissima il Monte Pugliano, la presenza di uno spazio retrostante e separato che serve da forum per chiacchierate e partite a scopone scientifico e a tresette. La predominanza del colore verde della macchia mediterranea.

Questi caratteri, a ben guardare, sono proprio i sentieri dell’anima nostra, le sue luci, le sue ombre, il suo essere, il suo non-essere, il suo apparire, il suo volere. Qualche giorno fa, passeggiando a sera sul viale che conduce alla bouvette delle terme, sotto lo sguardo severo di Alfredo Minieri senior, un mio caro amico che vive e lavora a Londra, ma porta Telese nel cuore, mi ha confessato che i ricordi più belli della sua vita sono legati alla frequentazione delle piscine solfuree. Gioia e freschezza, si fondono e diventano bellezza. Non ha prezzo la partita a tresette col costume bagnato. Non ha prezzo la conversazione a bordo vasca, o in acqua, con chi ri-vedi una-due volte all’anno. Non ha prezzo dire “facciamoci l’ultimo bagno”. Non ha prezzo gettare uno sguardo preliminare sulle piscine prima dell’ingresso, per vedere se c’è qualche volto amico. Non ha prezzo tuffarsi dopo che il sole è sceso sotto la linea dei camerini e l’acqua è divenuta immobile come uno specchio. Non ha prezzo avvicendarsi silenziosamente con gli altri “bagnanti” sulle polle d’acqua sorgiva.  Non ha prezzo tenersi addosso con orgoglio l’odore di acqua solfurea fino a sera. Si tratta di frammenti di eternità. Di momenti di umana purezza e di verità.

“Pera” e “Goccioloni” sono due facce della stessa medaglia. Due storie che corrono parallele nel nostro sangue. Sono, insomma, la metafora della nostra vita, che non è una strada predeterminata, ma dubbio, scelta, libertà.



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